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 2005  novembre 07 Lunedì calendario

Il 25 agosto del 79 d.C., all’incirca verso le 9 del mattino, il Vesuvio esplose, travolgendo con la sua furia una delle cittadine più belle e amene dell’Impero romano: Pompei

Il 25 agosto del 79 d.C., all’incirca verso le 9 del mattino, il Vesuvio esplose, travolgendo con la sua furia una delle cittadine più belle e amene dell’Impero romano: Pompei. Dalla vetta squarciata dal fuoco delle esplosioni e dalla lava, una nube immane di lapilli, di cenere, di pomice e di scorie oscurò il sole, con la devastante potenza di un evento primordiale. Grazie a due eccezionali documentari prodotti dalla Bbc, belli e avvincenti come un vero e proprio film, oggi è possibile rivivere le drammatiche vicende di quei tempi. E dire che Pompei, già nel 63 d.C., era stata già colpita da un fortissimo terremoto, che aveva raso al suolo buona parte degli edifici cittadini. Nessuno, ovviamente, si rese conto che quello era il principio della fine. La catastrofe ci è nota grazie a due lettere di Plinio il Giovane (61-114 d.C.) che, oltre alla fine di Pompei, ci narra gli ultimi istanti dello zio, Plinio il Vecchio, illustre scienziato. «...Poco dopo, quella nube calò sulla terra e ricoprì il mare. Mi volto indietro: una fitta oscurità ci incombeva alle spalle e, riversandosi sulla terra, ci veniva dietro come un torrente. Si fece notte, non però come quando c’è la luna e il cielo e ricoperto di nubi, ma come a luce spenta in ambienti bui. Avresti potuto sentire i cupi pianti disperati delle donne, le invocazioni dei bambini, le urla degli uomini...». Il Vesuvio, il vulcano che distrusse Pompei ed Ercolano, è in riposo quasi completo dal 1944, anno dell’ultima eruzione, avvenuta poco dopo l’arrivo delle truppe alleate a Napoli. Il sonno è solo apparente. Il cratere vulcanico ha il cratere occluso da lava consolidata e sotto di esso, a 8.000 metri di profondità, sonnecchia un gran serbatoio di lava, esteso 400 chilometri quadrati, come gli ultimi studi delle Università di Napoli e di Nizza hanno evidenziato.