MACCHINA DEL TEMPO LUGLIO 2005, 7 novembre 2005
Quando la plastica s’illumina d’immenso. Ma non è poesia: è alta tecnologia. Ossia: come rivoluzionare il mondo dell’illuminazione nei suoi più estremi e impensabili recessi
Quando la plastica s’illumina d’immenso. Ma non è poesia: è alta tecnologia. Ossia: come rivoluzionare il mondo dell’illuminazione nei suoi più estremi e impensabili recessi. Non soltanto nelle nostre case, ma nei nostri cellulari, palmari, computer e altre per ora impensabili applicazioni. Avremo così monitor che si arrotolano su se stessi, palmari grandi come un francobollo, televisori portatili che saranno leggeri come guanti... leggere la mano sarà finalmente qualcosa che potranno far tutti, non soltanto i chiromanti. La rivoluzione ha un nome, anzi un acronimo: Oled (Organic light emitting diodes). Sono dispositivi elettrici come i tradizionali Led (i diodi luminosi delle calcolatrici e degli orologi digitali) ma che, a differenza di quest’ultimi, invece di utilizzare il silicio come semiconduttore, sfruttano le caratteristiche di alcuni materiali organici. Insomma, quando la biologia incontra la chimica. O, per meglio dire, quando diverse branche scientifiche si integrano fra di loro. Il futuro è tutto qui, in questi matrimoni la cui progenie non smette di stupire. Totalmente d’accordo con questa visione è Tom Connelly, vicepresidente senior della DuPont e direttore dell’ufficio di scienza e tecnologia. «Il futuro è davvero in ciò ch’io definisco ”scienza integrata”, che offrirà nuove opportunità alla crescita sostenibile», afferma. «Prendiamo proprio il caso di DuPont. Noi siamo coinvolti pressoché in tutti i settori dell’industria, dalla biologia alla scienza dei materiali, all’elettronica con le relative applicazioni. Inoltre, sempre più sorgono nuove opportunità sulle interfacce di tali tecnologie. Storicamente, DuPont è una società basata sulla chimica, sulla scienza dei materiali e sulle relative discipline. Per noi, quindi ”scienza integrata” significa appunto integrare le nostre conoscenze in biologia ai nostri tradizionali punti di forza. E sottolineo ”biologia”. Non si tratta di scambiare la nostra leadership nel campo della chimica e della scienza dei materiali a favore della biologia, ma di puntare invece sull’integrazione delle varie capacità e sulla ricerca di opportunità, laddove è coinvolta più di una disciplina. Ecco dove troveremo le nostre future opportunità di crescita». Detto, fatto: con l’acquisto di Uniax Corp., DuPont ha acquisito alcune tecnologie chiave per i diodi emettitori di luce polimerici (Poly-Oled). Le basi per il futuro sono quindi gettate. Perché gli Oled sostituiranno anche le lampadine nelle nostre case. Anzi, sarà possibile ”tappezzare” di luce le nostre camere e i nostri soggiorni, creando angoli d’ombra o luminosi, usando materiali sottili come carta da parati. E tutto questo non soltanto con artistiche pennellate di luce bianca, con veri e propri effetti colorati. Gli Oled, infatti, sono formati da uno strato di materiale caricato positivamente e uno caricato negativamente. Lo scontro di queste due cariche genera energia che si manifesta sotto forma di luce. Inoltre, se la differenza tra cariche positive e negative è molto forte, la luce tende al blu, un colore ad alta frequenza. Se invece la differenza è più bassa, il colore della luce s’avvicina di più al giallo. Regolando il contrasto tra le cariche, quindi, si possono riprodurre tutti i colori. Ma gli Oled sono soltanto uno dei risultati che si potranno raggiungere integrando sempre di più tra le loro le varie scienze. Dal suo osservatorio privilegiato, Tom Connelly sottolinea i comportamenti che una moderna industria deve possedere per conquistare anche questo nuovo settore del mercato. «Una nuova opportunità non si trova necessariamente dove è stata trovata quella precedene. Per trovarla occorre esplorare nuove aree di crescita», suggerisce. «Le scoperte nel campo della chimica e della scienza dei materiali hanno contraddistinto gran parte del XX secolo. E, nel XXI secolo, continueremo a crescere e a prosperare in queste aree. Ma è ovvio che ciò non basti. Oggi è fortissimo l’interesse verso la crescita sostenibile. La crescita sostenibile si fonda su tre componenti: ambiente, cioè realizzare prodotti ecocompatibili con tecnologie sicure. Mercato, ossia creare prodotti differenziati e competitivi. Economia, cioè produrre utili e reinvestirli. In ciascuna di queste componenti si nota l’esigenza di una tecnologia. La ”scienza integrata” offrirà nuove opportunità proprio alla crescita sostenibile». Insomma, parrebbe proprio che il verbo per conquistare il futuro - almeno da parte della grande industria - oscilli tra l’integrazione delle varie branche scientifiche e l’interesse verso una crescita sostenibile dell’umanità. «DuPont, in pratica, sta tracciando la linea di un comportamento e di un’evoluzione non soltanto tecnologica, ma soprattutto economica, di mercato», conclude Connelly. «Così gli esempi non mancano: DuPont Ink Jet, che ha recentemente introdotto un sistema digitale per la stampa tessile, coniuga la scienza polimerica con la conoscenza dei pigmenti e la scienza delle particelle. Questa opportunità affonda le sue radici nel nostro tradizionale business delle vernici, ma lo estende a nuove applicazioni».