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 2005  novembre 07 Lunedì calendario

L’italiano non lo parla ancora, ma a qualche domanda in inglese risponde. In compenso, fa un sacco di altre cose: salire e scendere le scale, restare in equilibrio su un piede, stringere la mano (basta ricordarsi di scuotergliela tre volte, se no non ve la lascerà mai più) e chiedere gli applausi del pubblico

L’italiano non lo parla ancora, ma a qualche domanda in inglese risponde. In compenso, fa un sacco di altre cose: salire e scendere le scale, restare in equilibrio su un piede, stringere la mano (basta ricordarsi di scuotergliela tre volte, se no non ve la lascerà mai più) e chiedere gli applausi del pubblico. Applausi, certo. Perché a compiere tutti questi gesti che paiono tanto elementari non è un essere umano, ma un vero e proprio robot. Il suo nome è Asimo, acronimo che sta per Advanced Step in Innovative Mobility (’Un passo avanti nella mobilità innovativa”), ma il richiamo a Isaac Asimov, padre della letteratura robotica, è innegabile. Lo ha progettato Honda: un modello su cui sta indefessamente lavorando dal 1986. E vederlo oggi in Italia, per la prima volta in un evento pubblico, l’impressione che produce è davvero enorme. Questo hanno provato gli intervenuti al convegno ”Giappone Oggi. Economia e innovazione tecnologica”, organizzato lo scorso 5 maggio dall’Università Bocconi di Milano. Davanti alla gremita platea dell’Aula Magna, Asimo si è mosso, si è inchinato, ha parlato, ha salito le sue scale e le ha ridiscese. Insomma, un vero prodigio. A vederlo di primo acchito, Asimo non sembra un granché: dopotutto, non è che un grosso bambolotto di metallo semovente, telecomandato da alcuni tecnici nascosti dietro un paravento. E così parte la prima domanda: ma in che cosa si differenzia da un’automobilina radiocomandata? In questa cosuccia da niente: un’automobilina – quando incontra un ostacolo – nel migliore dei casi vi finisce contro, torna indietro, cambia rotta e lo evita. Oppure, se ce la fa, lo scavalca. Asimo no. Asimo devia, gira attorno all’impedimento, lo supera, prosegue la sua passeggiata senza alcun cedimento di ritmo e di passo. Una sciocchezza? Mica tanto. Perché il progetto di ”camminata intelligente” (alla Honda lo chiamano così) può ben definirsi un ”Everest tecnologico”, davvero un passo importante nello sviluppo di un robot in grado di muoversi, interagire e aiutare l’uomo. E in effetti, a osservarlo meglio, ciò che più impressiona è la scioltezza nei movimenti, tanto da far pensare che dentro vi sia un giapponesino ben addestrato. Nessuno scatto, nessuna incertezza. Soltanto passi fluidi, spediti, sicuri. Le movenze umane sono così ben replicate, che davvero si comincia a comprendere quanto studio, ricerca e lavoro deve esser costato. Asimo, infatti, ”prevede” ciò che farà, esattamente come ciascuno di noi. E regola il suo passo di conseguenza. Se in mezzo a una stanza c’è un ostacolo, quando un essere umano vi gira attorno, tende a piegarsi verso di esso, in maniera da spostare il suo baricentro verso l’interno. Nel medesimo modo si muove Asimo: prevede i passi successivi e regola il suo baricentro di conseguenza. Nel dicembre dello scorso anno, Honda ha annunciato le future (e molto prossime) migliorie: un maggior controllo della postura, che renderà il robot in grado di correre come una persona vera; un movimento continuo autonomo, che gli permetterà di raggiungere un luogo con flessibilità ancora superiore; una tecnologia visiva e sensori di forza migliorati, per un’iterazione più armoniosa con l’ambiente umano. Ma perché un robot umanoide? Semplice, perché questo è il vero futuro dietro l’angolo. Fra meno di trent’anni, l’automa che adesso vediamo soltanto sul grande schermo del cinema sarà una realtà, altro che fantascienza. «Trent’anni non sono pochi, se si considera la velocità del progresso tecnologico», commenta Gianmarco Veruggio, direttore del Robotlab al Cnr-Ian di Genova (www.robotlab.ian.ge.cnr.it). «Mi sento ottimista: a mio avviso, non occorreranno 30 anni per convivere con i robot». «Anch’io lo spero» interviene Fiora Pirri, del Dipartimento informatica e sistemistica all’Università ”La Sapienza” di Roma (www.dis.uniroma1.it). «Credo che, da ora in avanti, i progressi saranno esponenziali. I robot saranno utilizzati prima nei servizi, poi nel mondo domestico, infine come veri e propri compagni. Ciò significa che, nei prossimi anni, vedremo in giro parecchi di questi mostriciattoli». Ma per giungere a quali risultati? Il progetto di Honda è ben chiaro: creare un robot umanoide che interagisca con gli uomini, che sia in grado di aiutarli a rendere più agevole e piacevole la vita. Nonostante ci sia ancora un lungo cammino da percorrere, è già possibile credere che automi come Asimo possano assistere e assicurare una maggiore indipendenza a disabili e anziani. Honda, fin dall’inizio, ha intravisto tali possibilità: la ricerca, infatti, cominciò tracciando la forma del robot ideale da usare nella società umana. Asimo è alto 120 cm e pesa 52 kg: statura e proporzioni ideali per raggiungere le maniglie delle porte, gli interruttori e lavorare seduto a un tavolo. «I robot come Asimo produrranno presto cambiamenti sociali», avverte Gianmarco Veruggio. « senz’altro tempo che nasca la ”roboetica”, una scienza che studi i rapporti etici, morali e sociali che sorgeranno. Io e altri miei colleghi, anche attraverso il nostro sito, desideriamo promuovere una sempre più vasta e capillare educazione per tutti alla robotica. Se si apre un dibattito basato su dati e conoscenze corrette, anche il grande pubblico potrà diventare parte attiva nel processo di creazione di una coscienza collettiva, in grado di prevenire i problemi derivanti da un uso scorretto della tecnologia». Insomma, ora che il futuro è persino giunto a casa nostra, sarebbe un peccato voltargli le spalle oppure passare oltre.