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 2005  novembre 07 Lunedì calendario

Muoversi come un essere umano non è l’unico obiettivo della moderna robotica. Le motivazioni che spingono i ricercatori a costruire automi con funzioni sempre più simili alle nostre sono molte

Muoversi come un essere umano non è l’unico obiettivo della moderna robotica. Le motivazioni che spingono i ricercatori a costruire automi con funzioni sempre più simili alle nostre sono molte. La perfetta ricostruzione della voce umana, ad esempio, è senza dubbio una strada tra le più interessanti da perseguire. Perché costruire un apparecchio elettronico che simuli discretamente la nostra voce è abbastanza semplice: far sì che una voce del tutto naturale scaturisca da un meccanismo, lo è senza dubbio un po’ meno. Incredibile, a questo proposito, è KRT-V.3 (www.eng.kagawa-u.ac.jp/~sawada/index_e.html), nella foto a sinistra: una ”bocca” robotica in grado di riprodurre suoni e parole umani senza artifici digitali. Il prodigio meccanico è opera di Hideyuki Sawada, giovane professore della Kagawa University. Sul suo sito si trovano parecchi video che mostrano la ”bocca” cantare (in giapponese), con un realismo inquietante. Non si può dimenticare, a questo proposito, il ”trombettiere” di Toyota, Robot Partner: questo fantastico marchingegno suona realmente alcuni strumenti musicali e la musica che scaturisce non è registrata. Il robot fa vibrare le labbra artificiali come un vero strumentista e muove con le dita i tasti della tromba o del sassofono. Alcuni filmati sono disponibili sul sito www.toyota.co.jp/en/special/robot Il diretto rivale di Asimo, invece, è prodotto da Sony: si chiama Qrio (nella foto piccola a destra: si pronuncia ”Cu-rio”, come curiosity). Le parole non renderebbero che una pallida idea. Occorre guardarlo nei videoclip del sito a lui dedicato, www.sony.net/SonyInfo/QRI. Il robottino non soltanto si muove, danza, salta, parla e interagisce, ma la sua padronanza del linguaggio gestuale è così perfetta da sembrare vivo. L’espressività e la mimica facciale è invece pane per i denti del robot umanoide emozionale WE-4R (www.robocasa.org/ italian/robocasa.htm), nella figura grande, che vede la joint-venture della giapponese Waseda University e la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa. Il volto dell’androide reagisce agli stimoli esterni, assumendo sette differenti espressioni facciali (gioia, rabbia, disgusto, paura, tristezza, sorpresa e neutrale) e muovendo la testa, il corpo e le braccia. Ciascuno di questi risultati - soprattutto dove la volontà di replicare l’essere umano è davvero prepotente - può risultare caricaturale, addirittura ridicolo. Ma, è bene tenerlo a mente, i tempi che stiamo vivendo - almeno per quanto riguarda la robotica - sono di sviluppo e di trasformazione. Molti sentieri sono aperti, molte ricerche ancora devono produrre frutti e nulla è lasciato intentato. Una cosa è davvero certa: il futuro sembra costruito per i robot, tanto vale abiturasi fin da subito. E magari sperare che il nostro amico meccanico non divenga più umano di noi.