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 2005  novembre 07 Lunedì calendario

GIAMMANCHERI Enzo. Nato a Brescia il 19 luglio 1927, morto a Brescia il 4 novembre 2005. Prete. «[

GIAMMANCHERI Enzo. Nato a Brescia il 19 luglio 1927, morto a Brescia il 4 novembre 2005. Prete. «[...] Un educatore nel senso più pieno [...] nel solco della migliore tradizione del cattolicesimo bresciano. Come aveva capito subito monsignor Angelo Zammarchi (1871-1958), che per oltre sessant’anni fu la vera anima dell’editrice bresciana fondata nel 1904 e che agli inizi degli anni Cinquanta chiamò il giovanissimo prete a collaborare con lui: nato nel 1927, Enzo Giammancheri era stato infatti ordinato sacerdote ventitreenne nel 1950, e a La Scuola a poco a poco affiancò Zammarchi, divenendone il successore e ricoprendo via via diversi incarichi, in collaborazione con altri esponenti cattolici bresciani - tra i quali soprattutto l’educatore Vittorino Chizzolini (1907-1984), al quale dedicò un significativo profilo spirituale - svolgendo un ruolo silenzioso ma importante di equilibrio e mediazione. Giammancheri è stato così membro del consiglio di amministrazione e del comitato di redazione dell’editrice, direttore delle riviste ”Pedagogia e Vita”, ”La Famiglia”, e condirettore di ”Scuola Italiana Moderna”, la testata di punta del complesso editoriale fondata nel 1893 da Giuseppe Tovini (1841-1897), l’avvocato della Val Camonica che fu all’origine delle molteplici opere del cattolicesimo bresciano contemporaneo ed è stato beatificato nel 1998 da Giovanni Paolo II. Allievo di Gustavo Bontadini e di Sofia Vanni Rovighi all’Università Cattolica del Sacro Cuore, dove si laureò in filosofia, don Enzo ha ispirato e guidato Scholé, appuntamento annuale dei pedagogisti cattolici, ed è stato consultore della Congregazione per l’educazione cattolica. Numerosissimi i suoi scritti, frutto di un lavoro continuo e silenzioso a La Scuola, sparsi in decine di pubblicazioni, spesso da lui curate e introdotte, come risulta dall’accurato catalogo storico dell’editrice pubblicato per il suo centenario. Proprio per l’occasione secolare - La Scuola era stata fondata nel 1904 da un gruppo di quattordici cattolici, sacerdoti e laici, tra cui Zammarchi, Luigi Bazoli e Giorgio Montini, il padre del futuro Paolo VI, per sostenere la rivista ”Scuola Italiana Moderna” - Giammancheri aveva curato con rigore e sobrietà un prezioso volumetto documentario (La Santa Sede e l’editrice La Scuola) che ripercorre la storia appassionante dell’editrice. Con brevi cenni il pedagogista bresciano vi ricostruiva il duro confronto sull’insegnamento della religione cattolica nelle scuole statali, soppresso dalla Sinistra storica al suo avvento al potere, e il ”muro contro muro di natura culturale prima che politica e giuridica, iniziato negli anni della egemonia positivista-scientista e di dilagante anticlericalismo, che non è mai stato (nemmeno oggi) definitivamente superato”, fino ai mutamenti vertiginosi accelerati soprattutto nella seconda metà del Novecento, ”in tempi che stavano diventando sempre più bisognosi di aiuto per salvaguardare il patrimonio della fede cristiana”. Nella concezione di Giammancheri l’educazione non è ovviamente un compito esaurito nella scuola, ma nasce nella famiglia e coinvolge la società, e questo spiega il moltiplicarsi e l’estendersi dei suoi interventi su questi temi anche su quotidiani e periodici, in particolare sul ”Giornale di Brescia”, di cui era assiduo collaboratore. In continuità ideale con la grande tradizione culturale e sociale del cattolicesimo bresciano, caratterizzato da figure a cui Giammancheri riservò particolare attenzione: Tovini e Chizzolini, ma anche il vescovo Giacinto Tredici (1880-1964) e Giulio Bevilacqua (1881-1965), il cardinale di Paolo VI che volle restare parroco. E di Giovanni Battista Montini, che nel 1963 era divenuto Paolo VI, Giammancheri fu in modo speciale devoto - Alla scuola di Paolo VI (La Scuola) s’intitola un suo volume pubblicato nel 2003 - contribuendo alla sua conoscenza con decine di scritti e soprattutto ispirando la costituzione nel 1979 dell’Istituto Paolo VI, che tanto deve all’opera instancabile di don Enzo. Per l’istituto aveva curato nel 1988 una raffinata presentazione (Edizioni Studium) del Pensiero alla morte, del testamento e dell’omelia di bilancio del pontificato di Paolo VI, corredandole con riflessioni che sembrano attagliarsi oggi alla sua stessa scomparsa. La morte - scriveva Giammancheri - ”ci permette di vedere la vita non tanto come nostro progetto o somma di cose da noi fatte, ma come un dono ricevuto. Ci fa conoscere la logica intrinseca della vita, che è la logica della gratuità. Se dono, la vita non può che essere spiegata con l’Amore, nel senso che è opera, ma anche riflesso, riverbero dell’Amore”. [...]» (Gian Maria Vian, ”Avvenire” 5/11/2005).