Varie, 7 novembre 2005
AGUERO Taismary
AGUERO Taismary Sancti Spiritus (Cuba) 5 marzo 1977. Giocatrice di pallavolo. Già a Perugia (scudetti 2003 e 2005) e Novara, dal 2009/2010 gioca nella Villa Cortese. Con la nazionale italiana ha vinto gli Europei 2007 e 2009 • «[...] Dopo aver ringraziato i signori Iapichino, Piccotti, Guerrini e Cocchi, sposi di Fiona May, Magdelin Martinez, Josefa Idem e Natalia Valeeva, “stelle” che hanno rivitalizzato i nostri movimenti femminili di atletica, canoa e arco, ora è il caso di fare i complimenti ad Alessio Botteghi, umbro, professione fisioterapista, ma soprattutto marito dal 14 novembre 2005 di Taimarys Aguero, la più forte pallavolista del mondo. Un talento naturale. Tecnica e fisico: Tai sa fare tutto, sotto rete. All’Avana la chiamavano “Grillito”, per quanto saltava. Raramente chi ha lei in squadra perde. Cuba, non a caso, s’è presa due Olimpiadi e un Mondiale. Era la cocca, il vanto di Fidel Castro. Poi, dal giugno 2001, ne è diventata la disperazione. Ha disertato, mentre era con le altre “morenas del Caribe” a Montreux, in Svizzera. In fuga dalla Nazionale, da Cuba, dove ha mamma, 4 sorelle e una nipotina adorata. Verso l’Italia, dove ad aspettarla c’era un innamorato (non ancora Alessio Botteghi...) e una squadra, Perugia, che l’aveva già potuta schierare fra il 1998 e il 2000 approfittando della provvisoria apertura verso l’estero dello sport cubano. “Sono fuggita per cercare una vita migliore: per Cuba ho vinto tanto ma la federazione lascia a noi atlete appena il 20% dei premi. In Italia avevo tanti amici disposti ad aiutarmi e ho colto l’occasione”. [...]» (Roberto Condio, “La Stampa” 21/8/2007) • «[...] la miglior pallavolista del mondo, l’unica davvero in grado di spostare gli equilibri. Nello sport più di squadra che ci sia, sempre più pieno di specialisti, è lei l’universale per eccellenza. Sa fare tutto, ai massimi livelli: devastante in battuta, micidiale in attacco, puntuale a muro, naturalmente predisposta alla difesa, efficace persino in palleggio. Un’extraterrestre, insomma. Venuta a strabiliare in Italia dopo aver conquistato il resto del globo ed essere fuggita dalla sua Nazionale, dalle “morenas del Caribe” che facevano gonfiare d’orgoglio il petto di Fidel Castro vincendo Olimpiadi e Mondiali a raffica. Tai, icona degli ori di Atlanta 1996, Tokyo 1998 e Sydney 2000, è scappata nel giugno 2001, durante la cena di gala del torneo di Montreux. A Perugia, dove aveva giocato un anno e mezzo prima dei Giochi australiani, teneva “el novio”, un amore italiano. Ha chiesto asilo politico a Roma, ha sfidato il regime cubano e le regole della Federvolley internazionale che, peraltro, per la numero uno del mondo ha fatto un’eccezione con un provvedimento che le ha permesso di giocare subito nel nostro campionato, naturalmente a Perugia. L’affare di cuore è finito male, poco dopo. Ma l’Aguero di qui, naturalmente, non s’è più mossa. A Cuba non può più tornare, con Cuba non può più giocare: le mancano un sacco la famiglia e il calore della sua gente, meno la ribalta internazionale. La nostra A1 e le eurocoppe bastano e avanzano per ammirare la sua classe cristallina, i suoi colpi da fuoriclasse. [...] E dire che Tai al volley c’era arrivata quasi per caso. “Preferivo nuotare. E poi dicevano che ero troppo bassa per emergere sotto rete”. In effetti, la Aguero misura appena 178 centimetri, un tappetto in confronto a certe spilungone armoniose prodotte dalla fertilissima terra caraibica. Lei, però, aveva tanto altro: talento, tecnica, agilità, esplosività, intelligenza. Tutte qualità affinate otto ore al giorno, sei giorni per settimana, lassù al Cerro, nel centro di preparazione olimpica avanero, fra palestre sgangherate e attrezzature improbabili. Classe, cuore e tanto lavoro. Così, Tai è diventata un’extraterrestre. Due Olimpiadi, un Mondiale, due Coppe del Mondo, un Grand Prix fra il 1996 e il 2000. Giocando nell’unica Nazionale che adottava un modulo ormai preistorico: il 4-2, quattro attaccanti e due palleggiatrici chiamate però a schiacciare quando stavano in prima linea. Le due universali erano la paffuta Costa e, naturalmente, la tuttofare Aguero. Che sparava servizi tipo missili, smarcava le compagne, chiudeva punti pesanti e difendeva pure palloni apparentemente impossibili. Con una naturalezza disarmante. La stessa sfoggiata nella prima parentesi italiana, tra il Mondiale 1998 e l’Olimpiade 2000, prima del blocco deciso da Fidel. Un divieto vissuto da Tai come una prigionia, specie con quel legame lasciato in Umbria. Alla prima occasione utile, è scappata. Era in Svizzera per giocare, è venuta in Italia per vivere libera. Perugia non aspettava altro: l’ha riabbracciata, l’ha fatta giocare opposta e in cambio ha ricevuto due scudetti, due Coppe Italia e una Cev. Con l’aiuto del preparatore atletico Bramard, la cubana adottata ha preso muscoli e perso grassi. Ma ha tenuto i guai al ginocchio. Per curarseli, in un centro di riabilitazione [...] Quattro belle stagioni con la Despar, un legame che sembrava destinato a non finire mai. Invece [...] il contratto scaduto non è stato rinnovato. L’extraterrestre cercava altre sfide, nuovi stimoli. Lei, maniaca dell’ordine, sembrava potesse scegliere il Giappone, “un paese che mi affascina, una pallavolo veloce e fatta da giocatrici non altissime, come me”. Invece, l’ha convinta Novara. Bei soldi ma anche un progetto interessante. E una fame di vittorie senza eguali. Come può avere soltanto un club che fra il 2002 e il 2004 è arrivato puntualmente alla finale-scudetto ma l’ha sempre persa. [...]» (Roberto Condio, “La Stampa” 7/11/2005).