MACCHINA DEL TEMPO LUGLIO 2005, 7 novembre 2005
Se Franck Goddio è l’eroe di Cleopatra, l’archeologo Jean-Yves Empereur è l’Indiana Jones del mitico Faro
Se Franck Goddio è l’eroe di Cleopatra, l’archeologo Jean-Yves Empereur è l’Indiana Jones del mitico Faro. Quella che fu una delle sette meraviglie del mondo antico è un altro dei segreti celati dalle acque che lambiscono Alessandria. «Nel 641 d.C., gli Arabi giunsero in questa cittadina ormai decaduta da secoli e la relegarono a porto de Il Cairo, luogo dove avevano insediato la loro capitale», narra l’archeologo. «Il Faro - ormai vecchio di secoli - fu danneggiato da diversi terremoti finché uno, più forte degli altri, lo fece crollare in mare, nel XIV secolo». Sulle tracce dell’imponente costruzione giunse anche Napoleone Bonaparte. I disegni che fece realizzare agli studiosi a seguito della sua spedizione militare sono ancora oggi considerati fondamentali. Forse era destino che la scoperta della torre-lanterna dovesse esser fatta da un francese. E da un vero ”imperatore”, per giunta. «Non dimenticherò mai quel giorno d’ottobre del 1994, in cui mi tuffai per la prima volta», racconta Empereur. «Mi ritrovai fra statue alte dodici metri, migliaia di colonne, blocchi di granito di Assuan. Tornai a galla inebetito, chiedendomi se non avessi sognato. Ma non poteva essere un’allucinazione provocata dalla profondità, poiché tutto ciò si trovava a soli sette metri dalla superficie». Insomma, anche il Faro tornerà alla luce. «Lo spero ardentemente. Sembra che l’intenzione sia di costruire un parco sottomarino, che potrà essere visitato a nuoto con una guida oppure a bordo di navi con il fondo di vetro. E pensare che tutto quanto, tutta la mia avventura con la grande lanterna, nacque dal fatto che le autorità egiziane mi affidarono l’incarico di indagare se la posa di alcuni blocchi di cemento, per costruire una scogliera sottomarina vicino all’Isola di Faro, avrebbe danneggiato qualche resto archeologico. Così, quasi per caso, m’imbattei nei primi resti della costruzione». E del suo collega Franck Goddio, che cosa pensa? «Magari fossimo di più. Non si è mai in troppi per salvare Alessandria. Qui, ogni volta che un’impresa edile comincia un lavoro, distrugge qualcosa d’importante, che non potrà mai più essere salvata».