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 2005  novembre 04 Venerdì calendario

Grande gioco e giochi da salotto. Il Riformista 04/11/2005. Silvio Berlusconi ieri si è reso conto che l’iniziativa di protesta contro le minacce dell’Iran a Israele era sfuggita di mano

Grande gioco e giochi da salotto. Il Riformista 04/11/2005. Silvio Berlusconi ieri si è reso conto che l’iniziativa di protesta contro le minacce dell’Iran a Israele era sfuggita di mano. Fino al punto da cambiare la politica estera italiana contro la volontà del governo e gli stessi interessi nazionali. Ancora non è chiaro come sia potuto accadere. Ma il Cavaliere ha visto la palla di neve che si gonfiava rotolando lungo la collina ed è corso ai ripari. Ha fatto bene. Minisitri della repubblica che scendono in piazza davanti alla sede diplomatica di uno stato sovrano si vedono, forse; solo in caso di dichiarazione di guerra. Di fronte all’ambasciata italiana a Teheran sono sfilati ieri mattina sessantacinque ragazzotti dalla morbida barba e ragazze in chador rigidamente nero. Reggevano deliranti cartelli con la foto di Edoardo Agnelli "figlio dell’Islam". Sarà stata la giornata festiva; sarà stato un messaggio del regime (per adesso vi mando questi "sfigatelli", ma poi vi taglio i pingui contratti con l’Eni), ma niente a che spartire con la fiaccolata sotto il moggio dell’ambasciatore iraniano a Roma. Bahram Gasemi (anche lui giubilato, insieme agli altri 39 diplomatici). L’Italia (che non partecipa con Germania, Francia e Gran Bretagna al negoziato sul nucelare), si è scoperta all’improvviso come la punta di diamante della politica di new containment nei confronti dell’Iran. Colpa delle sciagurate parole di quell’estremista diventato presidente, Mahamoud Ahmadinejad, che vuole "spazzare via lo stato di Israele". Frasi oltraggiose e criminali che aveva sempre ripetuto insieme agli alti papaveri del regime degli ayatollah. Parole che pensano i paesi arabi i quali non hanno mai riconosciuto Israele (con eccezione dell’Egitto e della Palestina). Ma che non osano più pronunciare. Fiaccole espiatorie. Non sappiamo se questa volta noi possediamo la smoking gun sulla bomba atomica iraniana. Però, il generoso popolo italico ha gettato il cuore oltre l’ostacolo. Il cuore che batte a destra e quello che batte a sinistra Legittimo che politici e intellettuali vogliano manifestare la loro indignazione. Ma quando si tratta di membri del governo le cose cambiano. Allora entra in campo la politica, decisa collegialmente e approvata dal Parlamento. Il senso della fiaccolata di ieri, del resto era far sentire a Israele quanto Roma sia vicina e si stringa; ora e sempre, a sua difesa. Un gesto che si aggiunge ad altri per mettere una pietra sopra un passato lontano (le leggi razziali di Mussolini) e uno più vicino che ha visto la destra estrema parteggiare per gli arabi, il centro-democristiano seguire la politica dei due forni e la sinistra filo-palestinese da tollerare in alcuni cortei dei pagliacci mascherati da kamikaze. Dunque una fiaccolata espiatoria. Anche perché quando poi si chiede che fare degli ayatollah le acque si confondono. Il dossier Iran, dice Fini, dovrà essere portato al Consiglio di sicurezza che ha sul tavolo il dossier Siria al quale anche gli Usa hanno dato priorità. Il regime change a Damasco è all’ordine del giomo. Su questo la Farnesina è molto prudente, anche se Israele è ogni giomo, concretamente, fisicamente, minacciato dai razzi che gli Hezbollah (protetti dalla Siria), tirano oltre le alture del Golan. Il ministro Martino, da buon liberale e liberista, non crede all’efficacia delle sanzioni contro Teheran E Pier Ferdinando Casini facendosi interprete dell’inquietudine di molti ambienti economici e diplomatici, insiste che il dialogo deve continuare. Prodi s’appella all’Europa. Quanto a una vera escalation politico-militare, sarà difficile da sostenere se non si chiude la partita in Iraq. Quello con l’Iran è un grande gioco non un gioco da salotto. Stefano Cingolani