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 2005  novembre 04 Venerdì calendario

Il passo indietro di fini e Martino. Il Manifesto 04/11/2005. I complimenti che fioccano su Gianfranco Fini per la "sofferta scelta di non partecipare fisicamente" alla fiaccolata di fronte all’ambasciata dell’Iran bastano a rivelare quanto rischiosa sarebbe stata la scelta opposta, la partecipazione diretta del ministro degli esteri italiano a una manifestazione contro un altro stato

Il passo indietro di fini e Martino. Il Manifesto 04/11/2005. I complimenti che fioccano su Gianfranco Fini per la "sofferta scelta di non partecipare fisicamente" alla fiaccolata di fronte all’ambasciata dell’Iran bastano a rivelare quanto rischiosa sarebbe stata la scelta opposta, la partecipazione diretta del ministro degli esteri italiano a una manifestazione contro un altro stato. Non a caso, subito dopo il passo indietro di Fini arriva quello di Antonio Martino, ministro della Difesa, con identiche motivazioni e altrettanta "sofferenza". Che al ministro degli esteri restare a casa sia costato molto è evidente. Lo dimostra l’estrema durezza dei toni che adopera nella sua nota: "Ho serie e motivate ragioni per ritenere che la mia presenza fisica alla manifestazione potrebbe determinare conseguenze lesive dei nostri interessi nazionali e della sicurezza dei nostri connazionali”. Poi il ministro degli esteri ribadisce di "essere idealmente al fianco di quanti esprimeranno il loro sdegno per le intollerabili minacce di Teheran". Conclude con una stoccata anche più esplicita: "Mi auguro che questa mia sofferta decisione renda ancora più chiara la vera natura del regime iraniano". Non si può dire che il capo della diplomazia italiana abbia esagerato in sottigliezze diplomatiche. Il suo comunicato dice chiaro e tondo che la sua assenza dalla piazza è dovuta alle fortissime pressioni, e probabilmente a qualche precisa minaccia, del regime di Teheran. Pressioni riprese e rilanciate da un Berlusconi che già nella cena con gli ambasciatori dei paesi islamici di mercoledì sera aveva dimostrato quanto fosse preoccupato per la crescente tensione tra il nostro paese e quello degli ayatollah. Chi invece non ha rinunciato a partecipare è il ministro leghista Roberto Calderoli, anche perché il suo ruolo di responsabile delle riforme lo rende infinitamente meno esposto dei ministri degli esteri e della difesa. Anche lui applaude Fini: "Ha fatto benissimo a non partecipare, ma basta un ministro a rappresentare i governi e io sono qui come leghista e come ministro". Si complimenta anche Piero Fassino: "Il ruolo istituzionale di Fini impone una certa cautela. Capisco benissimo che stasera non sia qui". Il segretario dei Ds invece c’è, come il sindaco Walter Veltroni, come i rappresentanti e i leader di quasi tutti i partiti della CdI e dell’Unione. Mancano solo il Prc e il Pdci e D’Alema non nasconde una critica diretta: "Bertinotti ha sbagliato". Manca anche Romano Prodi. Incerto sino all’ultimo, il leader dell’Unione ha preferito, soprattutto in quanto ex presidente della Ue, intervenire diplomaticamente, incontrando sia l’ambasciatore di Israele che quello iraniano. Sembra una manifestazione bi-partisan ma non lo è. Sul nodo della Palestina i notabili del centrodestra glissano, quelli dell’Unione, invece, lo segnalano in ogni dichiarazione. "Sono qui - afferma Fassino - perché difendere il diritto di Israele è un dovere politico e morale. In Medioriente c’è un conflitto tra due ragioni, e va risolto con due stati per due popoli". Lo ripetono tutti, dagli spalti dell’Unione, più o meno esplicitamente. "Le stesse ragioni che hanno portato qui uomini e donne di ogni parte politica a gridare ’Nessuno tocchi Israele’ - afferma Paris - per la Margherita - ci porterà domani a gridare la nostra solidarietà per ogni popolo minacciato". "La stessa minaccia che colpisce oggi Israele colpirà domani lo stato palestinese", profetizza Di Pietro. Fassino però va oltre. Ammette che nella sinistra ci sia stato un pregiudizio antiisraeliano, quello che denuncia Riccardo Pacifici dedicando la manifestazione a "Giovanni Spadolini, Emma Bonino e Marco Pannella", che manifestavano per Israele anche quando doveva farlo da solo". Ma nonostante i silenzi del centrodestra sulla Palestina, nonostante le intemperanze di Calderoli che accusa la sinistra di aver manifestato, ipocritamente, solo perché "l’anno prossimo ci sono le elezioni", i toni dei leader politici sono lontanissimi da quelli della guerra di civiltà o di religione. Con l’eccezione del ministro Buttiglione, del resto assente in piazza, che si produce nella peggior perfomance della giornata: "E’ da tempo che l’Iran, con buona parte del mondo islamico, chiede che l’Olocausto venga portato a compimento”. A. Co.