Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2005  novembre 04 Venerdì calendario

Dieci anni dopo Israele ricorda Rabin, Il Manifesto, 04/11/2005 Dieci anni fa Yìtzhak Rabin veniva assassinato da un estremista ebreo

Dieci anni dopo Israele ricorda Rabin, Il Manifesto, 04/11/2005 Dieci anni fa Yìtzhak Rabin veniva assassinato da un estremista ebreo. Israele ha cominciato ieri a ricordare l’armiversario, con una cerimonia nella residenza del presidente della repubblica, Moshe Katzav, mentre diversi eventi speciali sono previsti fino a sabato della settimana prossima, quando si terrà una manifestazione in piazza Rabin a Tel Aviv con la partecipazione dell’ex presidente americano Bill Clinton e di sua moglie Hillary. I colpi di pistola che uccisero l’allora primo ministro la sera del quattro novembre 1995, durante una manifestazione a favore della pace in quella stessa piazza, furono un trauma per Israele e cambiarono la storia del Medio oriente. Dieci anni fa, il laburista Rabin era nel mirino dell’estrema destra per gli accordi di Oslo del 1993 e per la sua stretta di mano con il leader palestinese Yasser Arafat che suggellò quell’intesa sul prato della Casa. Bianca. E ieri il presidente d’Israele, Moshe Katsav, ha detto chiaramente che non concederà mai la grazia a Yigal Amir, l’estremista della destra ebraica che la sera del 4 novembre 1995 fa assassinò a Tel Aviv l’allora primo ministro Yitzhak Rabin. Il giorno prima dello scoccare del decimo anniversario di quell’omicidio che contribuì a compromettere il processo di pace con i palestinesi iniziato pubblicamente con la conferenza di Madrid, Katsav è stato netto: "Amir è uno scellerato che non merita né grazia né perdono. Non ho la minima intenzione di concedergli la grazia, o una riduzionè della pena e consiglierò al mio successore di non aprire neppure il fascicolo" ha dichiarato mentre nella sua residenza di Gerusalemme accendeva una candela per ricordare l’ex premier laburista. Amir, condannato all’ergastolo per l’assassinio di Rabin, è detenuto in isolamento. Nei giorni scorsi sul sito internet tenuto dalla moglie, Larissa Trimbobler, era arrivata la notizia secondo cui Amir intenderebbe chiedere l’apertura di un nuovo processo. La richiesta era arrivata dopo che il pubblico ministero del primo processo, Pnina Guy, ha recentemente affermato che la morte di Rabin fu causata dalla terza pallottola che lo colpì, sparata da una distanza ravvicinata. Per Amir questo terzo proiettile sarebbe stato esploso non da lui - che ha confessato di aver colpito il premier con i primi due - ma da un uomo dei servizi segreti. La tesi secondo la quale l’omicidio di Rabin sarebbe stato in realtà organizzato dallo Shin Bet (che avrebbe poi provveduto a cancellare tutte le tracce) non ha mai smesso di circolare in questi anni e un sondaggio pubblicato questa settimana dal quotidiano Yediot Ahronot rivela che un israeliano su quattro ritiene che le autorità non abbiano detto tutta la verità sull’assassinio politico più grave della storia d’Israele e che dietro la morte di Rabin ci sia una cospirazione. Nella lunga serie di libri che appoggiano la tesi della cospirazione usciti negli ultimi anni ci si chiede soprattutto come sia stato possibile che Amir - segnalato ai servizi segreti come pericoloso estremista mesi prima del 4 novembre 1995 - abbia potuto agire, raggiungendo indisturbato la zona a ridosso del palco delle autorità con una pistola carica nascosta nei pantaloni. La presenza di Amir - dicono i sostenitori delle tesi complottiste -rientrava in realtà in una messinscena. Nonostante l’avanzare delle teorie del complotto, gli ultimi sondaggi dicono che il 76% della popolazione israeliana è contrario alla grazia, il 18% favorevole e infatti ieri il presidente della repubblica non ha mancato di ricordare che "in Israele vi è largo consenso attorno alla mia posizione e consiglierò al mio successore alla presidenza di non aprire nemmeno la pratica". Fausto Della Porta