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 2005  novembre 04 Venerdì calendario

Cinquemila fiaccole tutte per Israele. Il Manifesto 04/11/2005. I primi ad arrivare, tra lo sventolio delle bandiere con la stella di David e accompagnati da una canzone live in ebraico, sono quelli di Alleanza nazionale

Cinquemila fiaccole tutte per Israele. Il Manifesto 04/11/2005. I primi ad arrivare, tra lo sventolio delle bandiere con la stella di David e accompagnati da una canzone live in ebraico, sono quelli di Alleanza nazionale. Sfilano Andrea Ronchi - che ribadisce la condanna totale alle parole del presidente iraniano - Maurizio Gasparri, Italo Bocchino e tutti i colonnelli di via della Scrofa. E qualche brivido deve correre nel sangue dei manifestanti che frequentano la sinagoga romana. Ma, con al collo le scarpe biancoazzurre della nazionale israeliana; c’è anche un pezzo di tifoseria laziale di sinistra e ci sono gli ex pci di piazza Vescovio. I loro cori sono più da stadio. E il loro silenzio è rumoroso quando accoglie e circonda il ministro leghista Roberto Calderoli, l’unico esponente del governo italiano a spingersi in via Nomentana. Via di Santa Costanza, a due passi dall’ambasciata iraniana a Roma, è gremita: ci sono circa cinquemila persone e centinaia di fiaccole accese. Nonché i riflettori della televisione di stato, dato che Raidue diffonde via etere (e Sky via satellite) la diretta dell’avvenimento con ospiti (Ferdinando Adornato e Fausto Bertinotti) in studio e interviste in loco. Sono comunque in molti, anche se non al punto dell’eco mediatica con cui è enfatizzato l’evento ideato da Giuliano Ferrara. Il sindaco della capitale Walter Veltroni arriva alle nove meno cinque: al suo fianco si piazzano i gonfaloni delle regioni Lazio e Toscana. le gerarchie del centrodestra non rinunciano alla passarella. Arriva anche il forzista, Fabrizio Cicchitto, che verso Israele vuole testimoniare una solidarietà che va al di là di quanto affermato dal presidente iraniano. Il portavoce del cavaliere Sandro Bondi rinuncia invece a rilasciare la sua dichiarazione perché sotto al palco c’è troppo casino: corre a stringere la mano a un Riccardo Pacifici, portavoce della comunità ebraico romana che sventola senza fermarsi la bandiera al fianco dell’ambasciatore Ehud Gol. Tra fiaccole e bandiere ci sono romani di destra e di sinistra. E anche stranieri. Roy - per esempio -, ebreo newyorkese da sette anni a Roma, ammette che dopo l’11 settembre la sua opinione degli arabi è "cambiata". E oggi che Ahmadinejan vomita il suo odio contro l’esistenza di Israele indossando i panni del nuovo satana, anche i fuochi di Baghdad sono più lontani. Ma è possibile difendere Israele dalle minacce senza pretendere anche che il governo di Tel Aviv favorisca la nascita di uno stato palestinese? "Questa domanda è un colpo basso - ci dice - E comunque in Israele gli arabi musulmani hanho i loro diritti garantiti al cento per cento". Benché siano aspre e diffuse le critiche della comunità internazionale nei confronti del governo di Tel Aviv proprio per il muro in Cisgiordania, la colonizzazione dei territori occupati e le discriminazioni nei confronti dei cittadini arabi. Vicino a Roy i mujaheddin del popolo, dissidenti iraniani, sventolano le loro bandiere incrociandole con quelle israeliane per la soddisfazione del margheritino Franco Marini, compiaciuto del fatto che "si vedono facce di schieramenti diversi". Per quanti esponenti di destra sono in piazza ci sono anche molti leader della sinistra: non c’è Romano Prodi ma ci sono Piero Fassino insieme a molti dei suoi e Francesco Rutelli che interviene in collegamento da Cagliari sugli schermi di Sky. Non ci sono, invece, esponenti della sinistra radicale: per scelta polemica, in quanto non è difesa anche l’esistenza dello stato palestinese. Ma "non è vero che Israele non riconosce il diritto allo stato palestinese, anzi: sta facendo di tutto per darglielo", rimprovera la signora Antonella che è arrivata a via Nomentana per la sua "prima manifestazione". L’accusa di unilateralismo è respinta con convinzione da partecipanti. "Tutti gli accordi che sono stati fatti finora confermano che Israele non è contraria a uno stato palestinese - ci dice Mario, della comunità ebraica romana - E l’ha dimostrato anche con il ritiro da Gaza". Dal palco, intanto, una cronista del Foglio ringrazia tutti a nome del suo giornale, che ha organizzato l’evento. Poi la parola passa a Magdi Allam, che chiama in casua la barbarie nazista (sul palco anche gli ex deportati) e giudica Israele "un faro di democrazia in Medioriente". Acclamato dai manifestanti, Ferrara si issa sul palco pronunciando in iraniano ”Viva Israele e viva la libertà". Dopo il suo breve intervento si accendono prima l’inno di Mameli e subito dopo l’inno ebraico "La Tiqva". Ma a scatenare i presenti è stato l’inno alla pace israeliano ”E venu shalom”. E, alla fine, un applauso scrosciante e un solo grido: "Israel, Israel". Michelangelo Cocco