La Stampa 04/11/2005, pag.3 Fabio Martini, 4 novembre 2005
A sinistra la svolta pro-Israele. La Stampa 04/11/2005. Roma. Alle nove della sera, sotto il palchetto approntato da quelli del ”Foglio” c’è una ressa asfissiante, un corpo a corpo ansiogeno e i politici che arrivano alla spicciolata non possono scegliersi il crocchio ”giusto”: Massimo D’Alema finisce per sfiorare Ignazio La Russa, il sindaco di Roma Walter Veltroni va quasi a sbattere su Maurizio Gasparri e l’unico che può muoversi con il ”radar” è il più alto di tutti, Piero Fassino
A sinistra la svolta pro-Israele. La Stampa 04/11/2005. Roma. Alle nove della sera, sotto il palchetto approntato da quelli del ”Foglio” c’è una ressa asfissiante, un corpo a corpo ansiogeno e i politici che arrivano alla spicciolata non possono scegliersi il crocchio ”giusto”: Massimo D’Alema finisce per sfiorare Ignazio La Russa, il sindaco di Roma Walter Veltroni va quasi a sbattere su Maurizio Gasparri e l’unico che può muoversi con il ”radar” è il più alto di tutti, Piero Fassino. La prima volta della sinistra in piazza assieme alla destra a manifestare a favore di Israele si consuma in questo mischiamento di corpi, con saluti imbarazzati tra chi finisce per incrociare lo sguardo di un collega dell’altra sponda. E con il segretario ds che nega qualsiasi imbarazzo per quella ”promiscuità”: «Imbarazzo e perché? Io - dice Fassino - non perdo certo la mia identità manifestando assieme a chi ha idee diverse dalle mie su tanti argomenti». Ora a sinistra si minimizza, si cerca di far passare come ordinaria amministrazione l’adesione alla manifestazione organizzata dal ”Foglio” in solidarietà ad Israele. Ma il pregiudizio della sinistra a favore dei palestinesi e la diffidenza-ostilità verso Israele sono durati decenni e dunque c’era curiosità per vedere quanta sinistra ci sarebbe stata in piazza. I capi ds ci sono quasi tutti. Ci sono il segretario e il presidente della Quercia, c’è il sindaco Veltroni e c’è anche il presidente della Regione Campania Antonio Bassolino, oltre a molti parlamentari. Dice Peppino Caldarola, già direttore dell’Unità, autore di un saggio battistrada nell’apertura della sinistra ad Israele: «Sì, la sinistra riformista è tutta qui e rispetto a tre anni fa, quando Ferrara organizzò l’Israele Day che si concluse davanti alla Sinagoga di Roma, bisogna prendere atto che c’è stata una svolta. Merito di un lungo lavorio di cui occorre dar atto a Fassino, della svolta di Sharon ma anche della morte di un personaggio come Arafat». A parte Francesco Rutelli, impegnato in Sardegna nella seconda tappa del suo tour in 17 tv locali, anche la Margherita è presente col vertice al completo: Pierluigi Castagnetti, Willer Bordon, Paolo Gentiloni, Franco Marini e Dario Franceschini, che dice: «Su alcuni grandi valori maggioranza e opposizione si ritrovano ma questo in altri Paesi è assolutamente normale, da noi sembra un’eccezione». Non c’è Romano Prodi che, dopo averci rimuginato per 48 ore, alla fine ha deciso di non farsi vedere in piazza. Due giorni fa il Professore era stato tentato dall’idea di partecipare alla fiaccolata sotto l’ambasciata iraniana, anche se in realtà non aveva mai deciso per il sì. Poi, ieri mattina al termine di una chiacchierata con gli uomini del suo staff, Prodi ha definitivamente scartato l’idea, preferendo usare gli strumenti dell’uomo di governo: due giorni fa l’annuncio della lettera di forte solidarietà al primo ministro isrealiano, che ieri il Professore ha consegnato di persona all’ambasciatore a Roma Ehud Gol. Successivamente il Professore si è visto anche con l’ambasciatore iraniano a Roma. E nelle stesse ore, per capire l’orientamento di fondo dell’Europa sulla questione-Iran, Prodi si è tenuto in collegamento con Bruxelles dove si stava tenendo un vertice degli ambasciatori europei. Certo, nella compatta partecipazione dei notabili della sinistra ha indirettamente giocato la recente, storica svolta del governo Sharon, ma è pur vero che soltanto due anni e mezzo fa fu molto magra la partecipazione dell’opposizione all’Israele Day promosso sempre da Ferrara. Allora 15.000 persone marciarono silenziosamente lungo i milletrecento metri che separano il Campidoglio e la Sinagoga e tra questi furono soltanto due gli onorevoli ds (Umberto Ranieri e Peppino Caldarola) che sfilarono accanto a diversi parlamentari di centro-destra. Paolo Cento, il deputato verde che sempre più spesso interpreta un ruolo anticonformista nella sinistra, da Montecitorio dove è restato per tutto il giorno, obietta: «Lo vogliamo ammettere che nella partecipazione così numerosa dei leader del centrosinistra c’è un po’ di subalternità politico-culturale? Possibile che uno schieramento come il nostro su un tema del genere sia stato incapace di promuovere un’iniziativa propria? Ma forse non è solo questo: Luciano Violante, da presidente della Camera, ha intessuto rapporti col Parlamento iraniano e Pier Ferdinando Casini, su richiesta dell’ambasciatore di quel Paese, un anno fa ci ha impedito di svolgere dentro la Camera una conferenza stampa con gli esuli iraniani». Fabio Martini