La Stampa 04/11/2005, pag.26, 4 novembre 2005
La posta di Lucia Annunziata. La Stampa 04/11/2005. Se qualcuno bruciasse le bandiere iraniane. Nelle varie immagini che ci stanno pervenendo dalla Persia in questo periodo siamo soliti vedere folle che inneggiano contro l’Occidente agitando il pugno con cori ritmati, scene viste e riviste già più di un quarto di secolo fa quando a capo c’era un certo Khomeini
La posta di Lucia Annunziata. La Stampa 04/11/2005. Se qualcuno bruciasse le bandiere iraniane. Nelle varie immagini che ci stanno pervenendo dalla Persia in questo periodo siamo soliti vedere folle che inneggiano contro l’Occidente agitando il pugno con cori ritmati, scene viste e riviste già più di un quarto di secolo fa quando a capo c’era un certo Khomeini. Non mancano i soliti rituali tribali che consistono nel dare alle fiamme la bandiera del nemico, quasi questa fosse un pupazzo voodoo sul quale si infierisce a colpi di spilloni. Di tutt’altro tono la manifestazione di Roma di fronte all’ambasciata iraniana per protestare contro gli intenti bellicosi di Mr. Ahmadinejad. A meno di infiltrazioni di squatters si prevede che la manifestazione sarà pacifica e civile. Ma quale metro utilizzare per definire la civiltà di una manifestazione? Mi piacerebbe qualcuno iniziasse a dar fuoco a bandiere iraniane, tanto per vedere con che faccia potrebbero condannare questo gesto che a casa loro è invece ampiamente consentito, forse pure incoraggiato. Se poi qualcuno volesse andare oltre, insieme con le bandiere potrebbe bruciare anche le gigantografie di chi ha reso pubblici i propri sogni tanto mostruosamente proibiti. Margherita Capanna Alagna Val Sesia (VC) C’è puzza di bruciato. Dire che c’è puzza di bruciato nel programma nucleare iraniano è certamente un eufemismo. Sembrerebbe, sempre secondo le autorità politiche del paese, che nella centrale nucleare di Bushehr i programmi di sviluppo nucleare siano unicamente a scopo civile. Ma in un paese che è tra i primi sei produttori mondiali di petrolio con riserve notevoli per i prossimi decenni, dove la benzina costa non più di 15-20 centesimi di euro al litro, qual è lo scopo di produrre energia nucleare a scopi civili? In proporzione, un paese come l’Italia che è totalmente dipendente dall’energia petrolifera, dovrebbe costruire una centrale nucleare per ogni provincia! O forse l’Iran, diversamente dalla maggior parte dei paesi industrializzati, ha deciso di portarsi avanti col lavoro? Franco Lucato, Torino Le armi di Ahmadinejad e quelle di Saddam. Finalmente un vero presidente-operaio, un estremista che veste da operaio e che non finge d’avere delle armi di sterminio di massa come il suo vicino iracheno Saddam. Le ha per davvero e visti i presupposti verbali non esiterà a usarle se necessario. Già mi «gustavo» un nuovo attacco degli armatissimi yankees in nome della «sicurezza mondiale» e al grido di «libertà e democrazia per il popolo iraniano» con noi italiani al seguito (per la ricostruzione e il petrolio) ma, com’è giusto che sia, a debita distanza dalla «guerra vera». Certo che le armi nucleari di Ahmadinejad fanno più paura (soprattutto perché in mano a gente che non va né irritata né provocata) dei «petardi di Saddam». Se anche l’Iraq di Saddam le avesse avute (e gli americani lo avrebbero certamente saputo) avremmo forse evitato tutto questo spreco di vite umane che è la guerra irachena. Per una nazione le armi nucleari sono un po’ come il telefono cellulare per gli italiani: chi non ce l’ha è «tagliato fuori». Loris Nucera, Cogne (AO) Mi vergogno di essere di sinistra. L’assenza di Comunisti italiani e Rifondazione alla fiaccolata in difesa dell’esistenza di Israele mi fa vergognare di essere di sinistra e di averli votati in passato; ma prometto che non lo farò più. Loro potranno sempre consolarsi dell’apprezzamento e della stima dei terroristi. Mario Nuzza, Torino Sharon, non è così che si batte il terrorismo. Quando potrà finire la tragedia palestinese? Da una parte un povero popolo, espulso dalla sua terra, che alimenta il terrorismo. Dall’altra parte un altro popolo, con un passato tragico - ma oggi ricco e dotato di ogni tipo di armamenti (nucleari inclusi) - che risponde con rappresaglie di cui i terroristi si servono per continuare il terrore. E uno Sharon che accetta di dialogare solo quando il terrorismo sarà messo a tacere... da un’autorità palestinese che non ne ha la forza. Non è in questo modo che, in Italia o in Spagna o in Irlanda del Nord, i governi hanno combattuto e vinto il terrorismo. «Il sangue versato chiede vendetta. / E la vendetta non può generare / che altro sangue versato» (José Emilio Pacheco, Fine del secolo). Giorgio Salvi, Verona Il diritto di vivere in pace. Tutti i popoli, inclusi gli israeliani e i palestinesi, hanno diritto di vivere in pace. Chi tocca questi diritti tocca tutti i popoli del mondo. Piero Borla, Torino Chi ha paura di Teo Van Gogh. Gradirei sapere come mai in Italia non è possibile vedere il video Submission di Teo Van Gogh, possibile che le minacce di ritorsione degli integralisti islamici siano così forti? Alberto Mondino, Cuneo