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 2005  novembre 04 Venerdì calendario

Ma su Internet gli studenti si vergognano del "pasdaran". La Stampa 04/11/2005. Certo, facevano effetto ieri mattina gli studenti iraniani armati di cartelli con la stella di Davide affiancata alla svastica in sit-in davanti all’ambasciata italiana a Teheran: se gli under 30 raccolgono il testimone dei pasdaran il dialogo con l’occidente tramonta prima ancora di sorgere

Ma su Internet gli studenti si vergognano del "pasdaran". La Stampa 04/11/2005. Certo, facevano effetto ieri mattina gli studenti iraniani armati di cartelli con la stella di Davide affiancata alla svastica in sit-in davanti all’ambasciata italiana a Teheran: se gli under 30 raccolgono il testimone dei pasdaran il dialogo con l’occidente tramonta prima ancora di sorgere. Ma erano pochi. «Non oltre una sessantina», assicura un funzionario della Farnesina che dalla finestra li ha contati uno ad uno. Niente a che vedere con le migliaia di cibernavigatori che da una settimana, da quando il presidente ultraconservatore ha rilanciato la vecchia idea antisionista di «spazzare via Israele dalla mappa della terra» riempiono di commenti i blog, gli oltre 75 mila diari online che fanno del farsi la quarta lingua più diffusa del web. La polizia religiosa non fa in tempo a chiudere un internet cafè che un altro ne apre. Il dibattito vero è lì: nella piazza virtuale che per gli universitari di Teheran ha sostituito quella reale negata dal regime. La spaccatura che attraversa l’Iran non divide solo i riformisti dai conservatori. «Da una parte c’è l’establishment e dall’altra, lontanissimo, la società civile che non ascolta più la retorica vuota dei teocrati», spiega Farian Sabai, giornalista e storica dell’Iran. Te ne accorgi leggendo i messaggi postati su www.iraniantruth.com/?p=64, il forum dedicato alle parole di Ahmadinejad che si apre con una citazione di Bill Cosby: «I don’t know the key to success, but the key to failure is trying to please everybody», «Non so la strada del successo ma quella del fallimento è cercare di piacere a tutti». La sortita del presidente stavolta, non ha convinto neppure quelli che, sotto sotto, condividono con lui l’allergia epidermica alla coppia Stati Uniti e Israele. Faramin, per esempio, è solito scagliarsi contro i crimini nel carcere di Guantanamo, la violazioni dei diritti umani perpetrate dal vicepresidente americano Dick Cheney, l’eccidio sistematico dei palestinesi. Ma oggi il suo blog cambia bersaglio (http://humanfirstthenproudiranian.blogspot.com/): «Adesso Israele, il paese che più minaccia la pace del mondo, ha un’ottima scusa per accusare l’Iran e premere sull’Onu affinché faccia la fine dell’Iraq. Tutto grazie alla stupidità del cosiddetto nostro presidente. Un vero irresponsabile...». Shiat Ali, un blogger di www.iraniantruth.com/?p=64, si risente che l’amico Avi paragoni Ahmadinejad al «sommo male» («E’ come Hitler, un imbecille eletto da imbecilli che li condurrà nella tomba della storia», scrive Avi), Shiat ci tiene a precisare che invece «il presidente non ha mai auspicato la cancellazione degli ebrei ma dello stato d’Israele, facendo una chiara distinzione tra sionismo ed ebraismo». Il giudizio finale però, resta severo: «La verità è che Ahmadinejad sta creando fumo intorno ai problemi interni dell’Iran e sbandiera il nemico sionista per distogliere l’attenzione della gente». Il sospetto che tutte queste invettive del governo iraniano abbiano poco a che fare con la sofferenza dei palestinesi è quasi una certezza per il popolo dei blogger. Asad pensa che l’obiettivo vero sia «mettere il paese sotto pressione in modo che si stringa intorno alla sua guida suprema». Pedram afferma ai visitatori di www.eyeranian.net/2005/10/26,1146.shtml che «israeliani e palestinesi hanno lo stesso diritto ad un proprio stato ed è incredibile, nel 2005, stare ancora a discutere dell’esistenza o meno dell’entità sionista». Perciò, Winston legge tra le righe: «I giorni del regime sono contati». Qualcuno, come Hoder, avanza l’ipotesi che non sia tutta farina del sacco presidenziale (http://hoder.com/weblog/archives/014675.shtml): «Mi mortifica l’immagine che i fondamentalisti danno dell’Iran, sono pochi e non rappresentano la gente. Ahmadinejad è solo una marionetta nelle mani di Mesbah-e Yazdi, un mullah radicale che mira al potere dalla morte di Khomeini». Anche la vignetta pubblicata ieri sul quotidiano riformatore «Roozonline» ammicca a uno scenario analogo: si vede il presidente con le braccia tese come un sonnambulo e alle sue spalle un uomo con berretto e occhiali scuri che maneggiava un telecomando. Gli iraniani guardati attraverso internet appaiono molto più scafati dei sessanta studenti radunati davanti all’ambasciata italiana. E, a giudicare dal blogger Hoder, lo sono davvero: «Il miglior esempio del nostro atteggiamento verso gli israeliani si è avuto lo scorso anno durante le Olimpiadi, quando il campione iraniano di judo si rifiutò d’incontrare l’avversario di Tel Aviv perdendo la medaglia. Il governo applaudì, ma il paese si infuriò e protestò per mesi». Indovinate dove? Ovviamente sui blog. FRANCESCA PACI