La Repubblica 04/11/2005, pag.3 Vincenzo Nigro, 4 novembre 2005
"Potrebbero colpire italiani in Iran" Fini e Martino rinunciano a sfilare. La Repubblica 04/11/2005
"Potrebbero colpire italiani in Iran" Fini e Martino rinunciano a sfilare. La Repubblica 04/11/2005. Roma. «Ci hanno minacciato, hanno minacciato gli italiani in Iran, ci hanno fatto capire che avrebbero potuto occupare la nostra ambasciata, e d´altronde il presidente iraniano Ahmadinejad era tra quelli che sostennero l´occupazione dell´ambasciata americana a Teheran». questa la spiegazione, non sostenuta da nessun altro elemento concreto, che i collaboratori del ministro degli Esteri Gianfranco Fini hanno rivelato ieri a Repubblica per giustificare la decisione del capo della Farnesina di rinunciare alla fiaccolata all´ambasciata iraniana. Con una accelerazione improvvisa, tre giorni fa in Israele Fini aveva annunciato oltre all´adesione anche la partecipazione "fisica" alla manifestazione organizzata dal Foglio. Ancora ieri alle 15 un suo collaboratore confermava la presenza, ma la ridimensionava, sostenendo che «il ministro passerà semplicemente in via Nomentana, saluterà gli organizzatori ma non si farà tutta la sfilata e la fiaccolata». Poi, a sorpresa, alle 17,33 un comunicato clamoroso: il ministro rinuncia a sfilare perché l´Italia è stata minacciata. «Ho serie e motivate ragioni per ritenere che la mia presenza fisica, quale ministro degli Esteri, alla manifestazione potrebbe determinare da parte iraniana conseguenze lesive dei nostri interessi nazionali e della sicurezza dei nostri connazionali», ha scritto di suo pugno il ministro. Che continua: «Per senso di responsabilità istituzionale e per non dare pretesto o alibi alcuno, per quanto immotivato, ai fautori della istigazione all´odio mi asterrò dal partecipare fisicamente e mi auguro che questa mia sofferta decisione renda ancor più chiara la vera natura del regime iraniano». A ruota, pochi minuti più tardi, il comunicato di Antonio Martino: «In analogia con la posizione del ministro degli Esteri, recependo le indicazioni di Palazzo Chigi e della Farnesina, il ministro si vede costretto a rinunziare ad essere presente fisicamente alla manifestazione». Nel comunicato Martino candidamente parla di «indicazioni di Palazzo Chigi e della Farnesina», rivelando quella che potrebbe essere una verità diversa da quella riferita dal Ministero degli Esteri. Secondo fonti del governo ascoltate da Repubblica, da martedì l´ambasciata iraniana a Roma aveva avvertito che la presenza in piazza dei ministri avrebbe potuto provocare una reazione politica durissima di Teheran, inclusa la rottura dei rapporti diplomatici e l´adozione immediata di sanzioni contro l´Eni e contro le altre società italiane presenti in Iran. Mercoledì sera Fini partecipa alla cena offerta da Berlusconi per gli ambasciatori arabi. l´occasione per un confronto anche con il ministro dell´Interno Pisanu: i due non condividono la linea "aggressiva" scelta da Fini durante il suo viaggio in Israele. Gli stessi collaboratori del ministro degli Esteri, tra mille esitazioni, iniziano ad obiettare che la presenza del capo della diplomazia, in prima persona, a una manifestazione di protesta sarebbe stata «pericolosa e irrituale». Al direttore generale per il Medio Oriente Riccardo Sessa e al capo di gabinetto Giampiero Massolo è toccato ricordare a Fini quali sarebbero stati i pericoli per l´Italia di una "personalizzazione" della crisi: il ministro degli Esteri si sarebbe presentato come "falco" in un governo che - con il discorso di Berlusconi agli ambasciatori - aveva appena offerto un ramoscello d´ulivo ai governi islamici. Il regime iraniano avrebbe sicuramente reagito con durezza, e forse anche con violenza: «Io non so se sono arrivate minacce concrete», dice a Repubblica un ambasciatore, «ma so benissimo che Fini ha deciso di partecipare alla fiaccolata senza consultare i suoi consiglieri diplomatici, che poi lo hanno avvertito dei pericoli che l´Italia avrebbe corso». Tra i pericoli anche quelli per gli italiani che lavorano in Iran, non ultimo la presa d´ostaggi nell´ambasciata. Il vertice della Farnesina aveva già assistito ad una fuga in avanti del ministro degli Esteri durante la visita in Israele. Dopo l´incontro con Sharon, che aveva messo sotto pressione l´Italia per l´incontro dell´ambasciatore italiano a Beirut con un ministro di Hezbollah, Fini aveva fatto un passo formale assai forte contro Teheran. «Chiedo che il consiglio dei governatori dell´Aiea denunci l´Iran al Consiglio di sicurezza Onu per il dossier nucleare», aveva detto il ministro durante la conferenza stampa con il suo collega Sylvan Shalom. Il tutto mentre Mohamad el Baradei, capo dell´Agenzia internazionale per l´energia atomica dell´Onu, in queste ultime ore ha detto di ritenere che l´Iran sia pronto a collaborare più concretamente di quanto non abbia fatto in passato. Ieri Berlusconi ha reagito con sollievo, e quasi con sorpresa quando Fini ha annunciato di rinunziare alla manifestazione: «Ho sentito anche io che Fini non partecipa alla fiaccolata di questa sera. Devo fare i complimenti per il suo senso istituzionale. Condivido la sua decisione». Un solo leader del centrosinistra, Alfonso Pecoraro Scanio, sostiene invece che forme Fini e Martino, due ministri della Repubblica, avrebbero fatto meglio a non annunciare neppure la partecipazione a una protesta di piazza: «Solo ora Fini e Martino si rendono conto di essere ministro degli Esteri e ministro della Difesa della Repubblica Italiana e di quanto fosse inopportuno partecipare a una manifestazione. un caso di clamorosa superficialità nei rapporti diplomatici. Dal governo italiano ci aspettiamo una forte azione in sede Onu e Ue per contrastare e isolare l´estremismo di Ahmadinejad». Per Pecoraro Scanio questo è il compito dei ministri della Repubblica. Vincenzo Nigro