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 2005  novembre 04 Venerdì calendario

Rutelli: «Ritiro dall’Iraq un minuto dopo il nuovo governo», Corriere della Sera, 04/11/2005 ROMA – Non hanno fatto breccia nel centrosinistra le parole di Emma Bonino sui rischi di un abbandono dell’Iraq al suo destino

Rutelli: «Ritiro dall’Iraq un minuto dopo il nuovo governo», Corriere della Sera, 04/11/2005 ROMA – Non hanno fatto breccia nel centrosinistra le parole di Emma Bonino sui rischi di un abbandono dell’Iraq al suo destino. Sia Massimo D’Alema che Francesco Rutelli hanno ribadito che la linea dell’Unione, in caso di vittoria, sarà quella già decisa e più volte illustrata da Romano Prodi. Ripensamenti o aggiustamenti non ci saranno. «Decideremo il rientro un minuto dopo l’insediamento del nuovo governo», spiega Rutelli in un’intervista all’Espresso di oggi. Il leader della Margherita propone invece che «si rafforzi la nostra presenza in Afghanistan». Quanto alla politica estera del governo Berlusconi sulla vicenda irachena Rutelli non si fa sfuggire l’occasione per dire che si può riassumere in due parole, «velleitarismo e ininfluenza». Sulla linea politica dell’Unione anche D’Alema è sulla stessa lunghezza d’onda. Per lui le truppe italiane dovrebbero tornare anche prima delle elezioni, ma non essendo questo nei poteri dell’opposizione, il presidente dei Ds, in un’intervista a Repubblica Radio, spiega: «Non sono d’accordo con quello che ha detto Emma Bonino. Sono invece d’accordo con Prodi quando ha detto che se il centrosinistra andrà al governo, e se le truppe italiane sono ancora in Iraq, sarà necessario un loro ritiro, in modo da offrire all’Iraq forme di solidarietà diverse. La presenza americana non aiuta: le truppe che hanno fatto la guerra non possono riportare la pace. Dobbiamo fare i conti con una sequela di errori che ha visto anche il nostro governo allegramente partecipe». Secca, dal centrodestra, la reazione del coordinatore di Forza Italia Sandro Bondi: «Le parole di Rutelli sul governo suscitano tristezza e sconforto. Viene la tentazione, di fronte a tanta bassezza, di non sentirsi parte di questo mondo politico». G. Fre.