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 2005  novembre 04 Venerdì calendario

Destra e sinistra in piazza in migliaia in difesa di Israele. La Repubblica 04/11/2005. Roma. Circondato da massicce guardie del corpo, con il giubbotto antiproiettile sotto il loden blu, l´ambasciatore d´Israele Ehud Gol quasi non crede ai suoi occhi: «Impressionante, davvero impressionante»

Destra e sinistra in piazza in migliaia in difesa di Israele. La Repubblica 04/11/2005. Roma. Circondato da massicce guardie del corpo, con il giubbotto antiproiettile sotto il loden blu, l´ambasciatore d´Israele Ehud Gol quasi non crede ai suoi occhi: «Impressionante, davvero impressionante». In effetti lo spettacolo di questa fiaccolata, promossa dal Foglio di Giuliano Ferrara per protestare contro le dichiarazioni incendiarie del presidente iraniano Ahmadinejad, va ben oltre la solita sfilata di gonfaloni e politici in giacca è cravatta. E´ una manifestazione popolare, si capisce che la città ha reagito. La comunità ebraica ovviamente c´è tutta e si vede, ma c´è anche tanta gente comune. «Siamo 15 mila», annuncia entusiasta la giovane giornalista del Foglio dal palchetto allestito su un furgoncino. Diecimila ne conterà la polizia. In ogni caso abbastanza, per dirla con Magdi Allam, uno dei tre oratori, per riscattare «l´onta che si è abbattuta sulla nostra Italia quando all´indomani delle efferati stragi di Madrid e Londra, poco più di un centinaio di persone raccolsero l´invito del sindaco di Roma a manifestare contro il terrorismo». Sotto al palco è stato montato un grande striscione in lingua "Farsi", realizzato da un ebreo iraniano sfuggito al regime. C´è scritto: «Democrazia e libertà per il popolo iraniano - Sì al riconoscimento dello Stato d´Israele». Dietro gli oratori spiccano tre bandiere, quella italiana, l´europea e anche la bandiera dell´Iran, a dimostrare, come dice il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni, che «se qui in Occidente commentiamo quanto succede in quelle terre non lo facciamo certo con lo spirito dell´imperialismo. Lo facciamo perché in Europa abbiamo imparato a caro prezzo che cosa significano certe idee e certi proclami». E´ lo spettro del nazismo quello che evoca Di Segni. Confuso tra la folla Piero Terracina, sopravvissuto ai campi di sterminio di Hitler, condivide parola per parola: «Se a quei tempi ci fossero state manifestazioni come questa non ci sarebbe stata la Shoah». Anche il sindaco di Roma Walter Veltroni, arrivato alla fiaccolata insieme ad altri reduci dei lager, dichiara di essere venuto «con le persone che rappresentano la comunità ebraica di Roma nella maniera più viva e dolorosa perché sono persone che hanno vissuto la tragedia dei campi di concentramento». La politica è presente, senza distinzioni di schieramento. Gianfranco Fini non è venuto, ma a rappresentare An c´è il portavoce Andrea Ronchi, il ministro Landolfi, Ignazio La Russa e Maurizio Gasparri. Per Forza Italia arriva Sandro Bondi e poi Fabrizio Cicchitto, Piero Testoni, Gregorio Fontana, Denis Verdini e tanti altri. Numerosi anche i centristi, dal neosegretario Lorenzo Cesa a Marco Follini, e Carlo Giovanardi. Il centrosinistra è molto Ds e molto Margherita, con qualche verde come Pecoraro Scanio e Marco Boato. C´è Giuliano Amato, Piero Fassino, ci sono Massimo D´Alema e Marco Pannella. Si capisce che la decisione di Rifondazione e Pdci di non essere presenti pesa eccome. Franco Marini dice di «non comprendere» la decisione degli alleati: «Non c´entrano niente i diritti del popolo palestinese, qui è in discussione una minaccia specifica all´esistenza di Israele». Massimo D´Alema minimizza la spaccatura: «Siamo venuti in due rate, non è un fatto drammatico. La verità è che c´è stato una diversità di opinioni sull´opportunità di scendere in piazza con la destra. Ma è falso sostenere che ci siano divisioni sulla solidarietà a Israele». Al termine dei comizi, dopo l´inno italiano e israeliano, la folla inizia ad ammassarsi davanti ai cellulari della polizia che chiudono la via Nomentana a circa duecento metri dall´ambasciata iraniana, Qualche testa calda vorrebbe sfondare ma viene immediatamente allontanata. Se ne torna a casa anche il ministro leghista Roberto Calderoli, che invoca il pugno di ferro contro Teheran: «La fiaccolata è giusta ma i pazzi non si fermano con le sfilate dei politici». Francesco Bei