Fabrizio Dragosei, Corriere della Sera, 04/11/2005, 4 novembre 2005
Putin condanna ma pensa ai contratti, Corriere della Sera, 04/11/2005 MOSCA – I russi sono tra i più inquieti per le dichiarazioni del presidente iraniano
Putin condanna ma pensa ai contratti, Corriere della Sera, 04/11/2005 MOSCA – I russi sono tra i più inquieti per le dichiarazioni del presidente iraniano. Non tanto per amore di Israele, quanto per timore di perdere gli affari che qui, con una traslitterazione sommaria dall’inglese, si chiamano «biznes». E non si tratta di poca cosa, visto che il programma nucleare iraniano si estende fino al 2020 e prevede investimenti superiori ai 40 miliardi di dollari. Così in questi giorni gli uomini di Putin hanno reagito con grande cautela, mirando soprattutto a mandare un chiaro messaggio a Teheran: attenzione, o saremo costretti a rivedere la nostra posizione e magari a rinunciare ai ricchi contratti. «Quello che ho visto in televisione è inaccettabile», ha esordito il titolare degli esteri Sergej Lavrov. Poi si è affrettato a precisare che comunque le dichiarazioni del presidente iraniano non avranno conseguenze sul programma nucleare. Ufficialmente, dunque, Mosca è soprattutto preoccupata di dover scegliere tra i partner occidentali (l’anno prossimo presiederà il G8) e i quattrini del nucleare civile. Trecento imprese russe con contratti per 2,5 miliardi di dollari solo per la centrale di Bushehr e prospettive rosee per il futuro dell’industria nucleare russa che altrove non ha poi tanti clienti, viste le referenze (Chernobyl, eccetera). Ma quelle russe sono solo forniture «civili»? Il nervosismo del Cremlino per una vicenda parallela che si sta svolgendo in Svizzera potrebbe far pensare il contrario. Mosca (è la convinzione degli Usa, ad esempio) potrebbe aver venduto agli iraniani tecnologia utile per fare la bomba. In un carcere della Confederazione Elvetica si trova Evgenij Adamov, ex ministro russo dell’energia nucleare, ricercato dagli Stati Uniti per una questione di tangenti legate ai contributi per lo smaltimento delle scorie russe. Gli svizzeri, evidentemente, temono che Adamov possa essere assassinato. Adamov non ha tradito. Ma il timore di Mosca è che possa farlo. Negli Usa lo attende una possibile condanna a 60 anni di galera e Berna ha già detto di sì all’estradizione, almeno in primo grado. Dopo l’arresto, la procura russa si è affrettata ad emettere a sua volta un mandato di cattura internazionale per Adamov. E adesso i russi insistono, anche di fronte ai tribunali svizzeri, perché il ministro corrotto venga consegnato a loro e non agli americani. Lo stesso imputato ha chiesto di poter rispondere alla giustizia russa e non a quella americana. Il timore è che di fronte alla possibilità di una condanna pesante, Adamov accetti un’offerta dei servizi segreti e inizi a cantare. Ma su cosa? Adamov è l’uomo che ha gestito dall’inizio i contratti tra Russia e Iran. Prima privatamente attraverso aziende che dirigeva. Poi come ministro e quindi, ultimamente, di nuovo come «privato». Se ci sono segreti imbarazzanti che Adamov può rivelare, allora questi riguardano le forniture di tecnologia nucleare «pacifica» all’Iran. Che, forse, tanto pacifica non è. Fabrizio Dragosei