Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2005  novembre 04 Venerdì calendario

Fini e Martino rinunciano «Responsabilità istituzionale», Corriere della Sera, 04/11/2005 Gianfranco Fini e Antonio Martino, i ministri degli Esteri e della Difesa, hanno deciso poche ore prima della manifestazione di rinunciare a sfilare sotto l’ambasciata iraniana

Fini e Martino rinunciano «Responsabilità istituzionale», Corriere della Sera, 04/11/2005 Gianfranco Fini e Antonio Martino, i ministri degli Esteri e della Difesa, hanno deciso poche ore prima della manifestazione di rinunciare a sfilare sotto l’ambasciata iraniana. Il cambiamento di programma non deriva da ripensamenti sulle condanne, già espresse da entrambi, per le minacce all’esistenza di Israele lanciate dal presidente dell’Iran Mahmoud Ahmadinejad. Dopo aver aderito nei giorni scorsi alla fiaccolata promossa da Il Foglio, ieri pomeriggio Fini ha diffuso una dichiarazione. «Ho serie e motivate ragioni per ritenere che la mia presenza fisica, quale ministro degli Esteri, alla manifestazione di questa sera (ieri, ndr) potrebbe determinare da parte iraniana conseguenze lesive dei nostri interessi nazionali e della sicurezza dei nostri connazionali», ha affermato il vicepresidente del Consiglio, titolare della Farnesina e presidente di An, «idealmente a fianco» dei manifestanti. Fonti che gli sono vicine hanno attribuito i rischi ad avvisi circostanziati sul personale della nostra ambasciata a Teheran e su altri italiani nella Repubblica islamica. Martino, uno dei fondatori di Forza Italia, ha fatto sapere che la sua rinuncia era analoga a quella di Fini ed era dovuta a «indicazioni di Palazzo Chigi e Farnesina». Il ministro della Difesa, è stato scritto in una nota, «si vede costretto con estremo rammarico a rinunziare a essere fisicamente presente alla fiaccolata». Una «decisione travagliata», l’ha definita il comunicato, «conseguente a valutazioni di ordine istituzionale e, soprattutto, alla volontà di non alimentare altre e incontrollabili manifestazioni di odio» come le minacce già riservate dall’Iran a Israele. Toni simili a quelli impiegati da Fini. «Per senso di responsabilità istituzionale e per non dare pretesto o alibi alcuno, per quanto immotivati, ai fautori dell’istigazione all’odio, mi asterrò dal partecipare fisicamente e mi auguro che questa mia sofferta decisione renda ancora più chiara la vera natura del regime iraniano», aveva dichiarato il titolare degli Esteri. Poi anche il ministro della Giustizia Roberto Castelli, Lega, ha informato che non sarebbe andato alla fiaccolata, inviando «solidarietà ai partecipanti». Alla Farnesina, i funzionari più anziani ricordano che è sempre stata fuori discussione la possibilità che un ministro degli Esteri andasse a una manifestazione di protesta davanti a un’ambasciata straniera. L’annuncio della presenza di Fini era stato una novità. La rinuncia a presentarsi all’appuntamento è stata commentata positivamente da Silvio Berlusconi. «Condivido la decisione, devo fargli i complimenti per il suo senso istituzionale», ha detto il Cavaliere sulla decisione del ministro degli Esteri. Altrettanto marcato nel sottolineare l’aspetto istituzionale della scelta di non partecipare alla protesta di piazza è stato Beppe Pisanu, il ministro dell’Interno: «La decisione di Fini fa prevalere gli interessi generali del Paese su ogni altra considerazione politica, e, proprio per questo, merita rispetto e vivo apprezzamento». Nell’opposizione, giudizi diversi. «Solo ora Fini e Martino si rendono conto di essere i ministri di Esteri e Difesa della Repubblica italiana e di quanto fosse inopportuno partecipare», ha commentato il presidente dei Verdi Alfonso Pecoraro Scanio, accusandoli di «superficialità». Piero Fassino, Massimo D’Alema, dei Ds, e Franco Marini, della Margherita, hanno sostenuto che la scelta finale è stata apprezzabile. Fassino: «Capisco che il ruolo istituzionale di Fini al ministero degli Esteri imponga una certa cautela di comportamento». Maurizio Caprara