MACCHINA DEL TEMPO LUGLIO 2005, 3 novembre 2005
Per noi ”addetti ai lavori” si chiamano ”nubi” e si formano quando l’aria sale, poiché salendo si espande e si raffredda: in tal modo una quantità di vapore, che prima non era sufficiente a saturare la massa d’aria, può esserla a un livello superiore
Per noi ”addetti ai lavori” si chiamano ”nubi” e si formano quando l’aria sale, poiché salendo si espande e si raffredda: in tal modo una quantità di vapore, che prima non era sufficiente a saturare la massa d’aria, può esserla a un livello superiore. Questo spiega il fatto di trovare le nubi di norma nelle aree di bassa pressione, ove l’aria converge e sale, mentre non si trovano in zone d’alta pressione, ove l’aria discende e diverge al suolo. Perché si abbia una nube occorre anche l’aiuto di particelle, ossia di nuclei di condensazione attorno ai quali si formano le goccioline di acqua; tuttavia sono privilegiate e attivate soltanto alcune particelle che hanno una certa dimensione, composizione chimica e caratteristiche fisiche (forma e omogeneità). Le altre restano sospese, per venire catturate successivamente con altri meccanismi. Una nube che si forma sul mare avrà meno goccioline per centimetro cubo di una nube che si forma sulla terraferma, ma sarà più grossa di una nube continentale. Tale classificazione è più significativa di quella che si basa sulla quota (nubi basse, medie, alte o a sviluppo verticale completo) o sulla forma (cumuli, cumuli congesti, strati, stratocumuli, nembi, cirri, cirrostrati, ecc.). Più in alto, troviamo nubi bianchissime composte di cristallini di ghiaccio. Il passaggio da una nube di goccioline a nubi di ghiaccio avviene sia per ulteriore raffreddamento dell’aria sia a opera di particelle che vengono questa volta chiamate ”nuclei di ghiacciamento”.