Il Sole 24 Ore 30/10/2005, pag.29 Riccardo Chiaberge, 30 ottobre 2005
Una mandria in coda agli Uffizi. Il Sole 24 Ore 30/10/2005. Dagli uccelli migratori, ci assicurano le autorità, non abbiamo nulla da temere
Una mandria in coda agli Uffizi. Il Sole 24 Ore 30/10/2005. Dagli uccelli migratori, ci assicurano le autorità, non abbiamo nulla da temere. E comunque, all’occorrenza, un vaccino si troverà. Ma chi ci difende dagli artisti migratori? A Firenze è in corso da qualche giorno una kermesse itinerante, la cosiddetta CowParade, nata a Zurigo nel ’98 e già transitata in 25 città del mondo. Per la delizia di grandi e piccini, fino al 20 gennaio la culla del Rinascimento sarà occupata da mandrie di vacche in vetroresina a grandezza naturale, modellate da pittori e scultori contemporanei: meno male che, cessato l’allarme mucca pazza la fiorentina è stata completamente riabilitata, e con essa il ruminante da cui trae origine. Pare che alcune delle installazioni vengano sorvegliate giorno e notte da un simpatico clochard: il primo caso di custode non sindacalizzato, che non bada agli onorari e non sciopera. Lo segnaliamo al Sovrintendente Paolucci per un’eventuale assunzione. Una delle mucche, peraltro, è stata ugualmente vittima di atti di vandalismo. Almeno questa volta hanno risparmiato la fontana del Nettuno. Ma perché proprio a Firenze? Nell’ombelico turistico del mondo, in questa Renaissanceland assediata ogni giorno da torpedoni dalle targhe più indecifrabili, dove devi farti largo a gomitate agli Uffizi o sul Ponte Vecchio? Anche se la finalità dichiarata della mostra è umanitaria (raccogliere fondi per un ospedale pediatrico), c’erano tante altre città italiane, da Pordenone a Nuoro, meno bersagliate dai tour operator, che l’avrebbero volentieri ospitata. Qualche settimana fa all’Università di Pisa, lo storico dell’arte americano Irving Lavin ha ricevuto il permio Galilei. Ne ha approfittato per lanciarsi in una filippica contro il conservatorismo degli italiani, e in particolare contro la bocciatura del progetto Isozaki per il nuovo ingresso agli Uffizi: ”Mi rattrista – ha detto – l’amara ironia che si cela dietro l’andamento storicista e conservatore che domina a Firenze, soffocando quello spirito di avventura e innovazione che ha fatto di essa la città che noi tutti amiamo e ammiriamo, dove la nozione di modernità è nata! Il duomo stesso, e specialmente la cupola di Brunelleschi, verrebbero sicuramente proibiti oggi; ai loro tempi hanno coperto, o meglio creato, rovine più estese ed importanti delle sparute tracce medievali sotto l’area degli Uffizi”. Lavin non è un futurista che vorrebbe asfaltare i canali di Venezia. professore emerito all’Institute for Advanced Study di Princeton, apprezzato studioso di Bernini. Stupisce perciò che le sue parole siano cadute nel vuoto. Forse erano tutti impegnati a discutere di stragi del ’45. Per vincere la sfida globale del turismo, le nostre città hanno più bisogno di progetti duraturi che di CowParade. Disgraziatamente, vale anche in questo campo l’ormai abusata dicotomia celentaniana: l’architettura è lenta, l’effimero è rock. Riccardo Chiaberge