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 2005  novembre 03 Giovedì calendario

La fortuna di Salsomaggiore è il frutto di una geniale innovazione ed è uno dei pochi casi di riconversione produttiva di un sistema economico bloccato, attraverso il trasferimento di una risorsa naturale dal secondario al terziario, dalla manifattura al turismo

La fortuna di Salsomaggiore è il frutto di una geniale innovazione ed è uno dei pochi casi di riconversione produttiva di un sistema economico bloccato, attraverso il trasferimento di una risorsa naturale dal secondario al terziario, dalla manifattura al turismo. Oltre a essere, naturalmente, un caso esemplare di ville loisir, di area a monocultura turistica che conobbe un grandissimo successo nell’arco di poco meno di un secolo e che oggi continua a essere un rinomato e frequentato centro termale. L’esistenza di giacimenti di acque salse nell’entroterra padano fecero di Salso un prezioso tassello delle politiche economiche dei reggitori del ducato di Parma. Ne deriva che l’economia di Salso gravitava intorno al prezioso alimento. All’inizio del XIX secolo una realtà così connotata appariva senza vie di sbocco. Il sale di Salso non solo aveva perso definitivamente le sue caratteristiche di prodotto strategico, ma stava divenendo anche un prodotto extramarginale. A questa situazione non si sarebbe posto rimedio che a partire dal 1839, quando Lorenzo Berzieri, sperimentando con successo le acque madri residuate dalla filtrazione del sale nella cura di una osteite cronica, lanciò un messaggio destinato a cambiare le sorti della comunità di Salso. L’opera di Berzieri venne proseguita da Giovanni Valentini, il nuovo medico condotto di Salso che, nel 1847, assunse la guida del piccolo stabilimento termale, formato da ”sei stanzini con vasche” voluto da Lodovico Rocca, maestro elementare del paese. E il passo definitivo per la creazione della stazione termale venne da Guido Dalla Rosa, cattedratico di meccanica all’Università di Parma che, nel 1852, ottenne la gestione delle acque termali. La costruzione dello ”stabilimento vecchio”, conclusa nel 1858, segna probabilmente il precisarsi della vocazione termale di Salso. Un temibile concorrente si affacciava però all’orizzonte: l’ingegner Giuseppe Magnaghi, un industriale milanese originario di Casale Monferrato che, capitato a Salso per cure nel 1880, intuite le potenzialità economiche delle terme, ottenne una concessione mineraria nell’area e qui investì cospicui capitali dando vita a uno stabilimento che, per le innovazioni adottate, si poneva all’avanguardia nella erogazione dei servizi termali. Il successo non si sarebbe fatto attendere e si sarebbe tradotto in un sensibile incremento delle presenze e delle cure, facendo di Salso la stazione termale dell’aristocrazia e della borghesia milanesi. Degli inizi del ’900 è il Grand Hôtel des Thermes, voluto dalla società Magnaghi e ben presto affiancato da una miriade di piccoli alberghi, di locande e di affittacamere che ospitavano una clientela meno abbiente, ma non meno importante per l’economia di quella che ormai era entrata nella rosa delle stazioni termali di rinomanza internazionale. Un ambito traguardo che mi sembra simbolicamente segnato dall’acquisto, nel 1910, del Grand Hôtel des Thermes da parte di Cesare Ritz (all’epoca proprietario dell’hotel Ritz di Parigi e del Carlton di Londra) e del barone Pfyffer, che già possedeva l’Excelsior di Roma e il Grand Hôtel National di Lucerna. Nel termalismo è probabilmente da vedersi il primo esempio di villeggiatura di massa. Il rapporto relax-salute-bellezza-mondanità crea un mix di sicuro successo, tale da configurare, già verso la metà del XIX secolo, flussi turistici di élite che pongono le basi, forse più di qualsiasi altra forma di attività turistica tradizionale, per il diffondersi dell’idea di sfruttare queste risorse naturali in termini economici e consentono l’accumulo di esperienze e di conoscenze che concorreranno a prefigurare vere e proprie aree a esclusiva vocazione turistica. Con grande beneficio per il Pil nazionale. *(Direttore Istituto di storia economica dell’università Bocconi)