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 2005  ottobre 27 Giovedì calendario

"Quella notte piangeva e mentiva poi confessò cambiando voce". La Repubblica 27/10/2005. Roma. «Quando ha cominciato a confessare ha cambiato voce

"Quella notte piangeva e mentiva poi confessò cambiando voce". La Repubblica 27/10/2005. Roma. «Quando ha cominciato a confessare ha cambiato voce. Una scena da non credersi: fino a un minuto prima piagnucolava e poi all´improvviso ha fatto un ghigno feroce ed è sbottato: ah sì, lo volete sapere? "So stato io...gli ho sciacquato il cervello con lo shampoo dei cani, a quell´infame". andato avanti così fino al mattino, non si fermava più. Raccontava, raccontava tutti i dettagli sempre con quel ghigno stampato sulla faccia. In trent´anni di polizia non ho mai visto una cosa del genere: solo in un film con Richard Geere che si chiamava "Schegge di paura". Ma quello non era un film». Il vicequestore Antonio Del Greco, nel 1988, dirigeva la sezione omicidi della mobile. Oggi comanda il I distretto Trevi-Campo Marzio. Dopo quasi diciassette quella notte non l´ha ancora dimenticata. Come arrivaste a De Negri? «Sembrava che avesse una voglia matta di farsi arrestare. Piombò in casa dei parenti di Ricci e si autoaccusò di una rapina a uno spacciatore di droga che, diceva di aver fatto assieme alla vittima. Noi ancora brancolavamo nel buio. Lo portammo in questura e, poco a poco, cominciammo a sospettare di lui. In tutta questa storia c´è un testimone che non abbiamo mai rintracciato: un tizio che aspettava Ricci fuori dal tosacani e che riportò la macchina dell´ex pugile sotto casa. Sparito». E poi? «Capimmo che De Negri mentiva. Si contraddiceva di continuo. Alla fine lo convinsi a confessare». Come? «Gli dissi: se sei un uomo, dillo che sei stato tu. E lui crollò. Se sono un uomo? Senta che gli ho fatto a quell´infame. E cominciò a raccontare». Cosa diceva? «Una descrizione minuziosa. Disse che aveva convinto l´ex pugile a nascondersi in una gabbia per rapinare uno spacciatore e raccontò come l´aveva fatto a pezzi: "Gli ho amputato le dita, poi gli ho tagliato le orecchie, il naso, i genitali. Gli ho detto: adesso non sei più neanche un uomo. Lui è svenuto io ho bruciato le ferite con la benzina per fermare il sangue e l´ho fatto rinvenire. Parlava troppo, continuava a insultarmi così gli ho tagliato la lingua. Ma non voleva saperne di morire, quell´infame. Alla fine, disse, gli ho sfondato la testa e lavato il cervello". Sembrava una storia inventata ma noi avevamo visto il cadavere. Purtroppo». Massimo Lugli