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 2005  ottobre 27 Giovedì calendario

Problemi quotidiani la soluzione è nei numeri. Il Sole 24 Ore Nova 27/10/2005. Ho recentemente ricevuto un’email che diceva: «Egregio Dr

Problemi quotidiani la soluzione è nei numeri. Il Sole 24 Ore Nova 27/10/2005. Ho recentemente ricevuto un’email che diceva: «Egregio Dr. Lean, mi occupo delle pubbliche relazioni di una ditta che produce cereali per la prima colazione e vorremmo che una figura autorevole come lei, ci presentasse un’equazione che indichi quando versarvi il latte». Ricevo richieste del genere dal 1998, quando promisi a un’azienda di biscotti di fornire un’equazione che determinasse il tempo ottimale per inzuppare un biscotto in una tazza di tè. Le mie motivazioni erano encomiabili: speravo di rendere la scienza abbordabile mostrando come gli scienziati ragionano sui problemi quotidiani. L’equazione era un’idea pubblicitaria dell’azienda, non credevo che il pubblico se ne sarebbe interessato, ma la risonanza che ha avuto in tutto il mondo ha mostrato quanto mi sbagliassi. La fame di equazioni da parte del pubblico non accenna a scemare. Sono state trovate equazioni per parcheggiare un’auto, per assemblare i componenti di un pacco di fai-da-te, per far scoppiare un mortaretto natalizio con dentro la sorpresa, e per capire perché la strada che cerchi su una cartina si trova sempre vicino alla piega. Ho contribuito a tutto questo inventando un’equazione che calcola la quantità di gravy (l’intingolo dell’arrosto, ndt) assorbita dalle pietanze di una cena natalizia, equazione che fece notizia su un tabloid col titolo «La legge di gravità». L’interesse del pubblico per le equazioni smentisce l’assioma della divulgazione scientifica: basta un’equazione per dimezzare le vendite di un libro. Sicuramente, gli scienziati usano le equazioni per confezionare informazioni, però questi pacchetti ne contengono un gran numero. La mia congettura in origine era che gli scienziati fossero gli eredi dell’antico monopolio sacerdotale del sapere. Le equazioni sono una chiave d’accesso a quel sapere e, dimostrando come esse si applicano a situazioni comuni, rendono tale chiave disponibile ai giornalisti e ai loro lettori. Sarà anche vero, ma la mia convinzione ora è meno ottimistica. Credo che tali equazioni possano, inoltre, fomentare l’idea che gli scienziati siano un po’ bizzarri e anche alimentare un’opinione errata su ciò che la scienza è in realtà. Riguardando le email ricevute negli ultimi cinque anni da pubblicitari desiderosi di sfruttare il richiamo commerciale delle equazioni, mi pare tutto evidente. Mi è stato richiesto di individuare equazioni per dimostrare che un produttore di biscotti è migliore di un altro, che le scodelle per cereali quadrate sono le migliori, che la tavoletta di cioccolato di una certa marca è la più gustosa. Un’agenzia di pubblicità ha voluto una formula per dimostrare che il 7 ottobre è la data perfetta per iniziare gli acquisti natalizi. Ho spiegato a tutta questa gente il mio punto di vista. Alcuni erano stupefatti, nell’apprendere che giudicare qualcosa a priori di una problematica e poi fornirne la "prova" non è scienza. Tuttavia, alcune delle richieste che ho respinto per altre ragioni avevano un sapore scientifico. Mi sarei divertito a elaborare, ad esempio, un’equazione sul miglior modo di sbucciare un’arancia. Lo studio del metodo perfetto per fare il caffè o per spalmare la marmellata d’arancia su una fetta di pane tostato mi avrebbero anche interessato (sebbene quest’ultima richiesta fosse rovinata dal produttore, che esigeva di provare che la sua marmellata d’arancia era la migliore al mondo). Di tanto in tanto qualche richiesta ha portato a un risultato scientifico utile, come quando il British cheese board volle una formula per il perfetto sandwich al formaggio. La risposta - sorprendente - fu che esiste una quantità ottimale di formaggio per il sandwich, superata la quale il sapore rilasciato durante la masticazione non aumenta di intensità. Temo, tuttavia, che la vera ragione per cui la gente si interessa alle equazioni sia che le considerano un po’ strane, qualcosa di cui ridacchiare sotto i baffi. I titolisti dei giornali sono i primi a farlo. Sotto questo punto di vista, la mia crociata per rendere la scienza accessibile a tutti attraverso le equazioni è stata un fiasco. In ogni caso, sono incoraggiato dal gran numero di studenti che mi hanno scritto per avere consigli su come impostare progetti scolastici che, in ultima analisi, producano un’equazione. Consiglio loro di intraprendere alcuni dei progetti che io non ho voluto o non ho potuto avviare. Ne ho accumulati un sacco. Il mio preferito - e ancora irrisolto - è calcolare la posizione da seduto e la perfetta strategia di lancio per catapultare noccioline in bocca senza interferire con la visione della televisione, come sa fare Homer Simpson. Len Fisher