MACCHINA DEL TEMPO agosto 2005, 2 novembre 2005
Anche per quest’anno, preparate i desideri, trovatevi un angolo di cielo limpido e libero dalle luci della città, e aspettate
Anche per quest’anno, preparate i desideri, trovatevi un angolo di cielo limpido e libero dalle luci della città, e aspettate. Lo spettacolo delle stelle cadenti va in scena come ogni anno nei nostri cieli, e dura ben più della proverbiale notte di San Lorenzo. Anche se la tradizione popolare associa la loro osservazione alla notte del 10 agosto, le stelle cadenti sono particolarmente frequenti almeno dal 15 luglio al 25 agosto circa e, a dirla tutta, quella di San Lorenzo non è nemmeno la serata migliore. Vediamo perché. Le stelle cadenti, naturalmente, non sono affatto vere stelle, ma frammenti di pulviscolo lasciati dal passaggio di comete. Quando questi frammenti arrivano abbastanza vicini alla Terra da essere attratti dalla sua forza di gravità, precipitano verso la superficie del nostro pianeta. Ma ben prima che possano raggiungerla, l’attrito con l’atmosfera li rende incandescenti, e quindi luminosi, per poi trasformarli in gas. Questo evento è molto più frequente di quanto si creda, e con un po’ di pazienza le stelle si possono veder cadere tutto l’anno, in media una ogni quarto d’ora. In alcuni periodi dell’anno, però, la media si alza e ci si trova di fronte a una vera pioggia, perché la Terra passa nel bel mezzo della coda di una cometa. appunto ciò che accade ad agosto, quando il nostro pianeta attraversa la coda della cometa Swift-Tuttle. Poiché lo sciame di stelle cadenti sembra originarsi dalla costellazione di Perseo, le stelle di agosto sono chiamate Perseidi. Per individuare questa costellazione si può partire dalla riconoscibilissima costellazione di Cassiopea, quella a forma di ”W”. Vicino alla parte inferiore sinistra della W si trova appunto Perseo, che ha grossomodo l’aspetto di una Y con un braccio più lungo dell’altro. Le stelle cadenti sono ovviamente note da millenni, tanto da dare origine a diverse tradizioni e interpretazioni popolari. Ma per molto tempo gli astronomi se ne sono interessati ben poco, considerandole un fenomeno atmosferico. Solo a partire dagli anni Trenta dell’Ottocento si iniziarono ad avere abbastanza dati per dimostrare chiaramente una regolarità statistica del fenomeno, cioè il suo intensificarsi in particolari periodi di ogni anno. Nel 1838 due astronomi, il belga Adolphe Quetelet e lo statunitense Edward Herrick, annunciarono indipendentemente di avere scoperto ricorrenze annuali di sciami meteorici, tra cui in particolare quello del 10 di agosto. Poiché quel giorno è dedicato al santo martire Lorenzo, le stelle cadenti vennero chiamate da allora ”lacrime di San Lorenzo”. Ma per avere una valida spiegazione del fenomeno si dovette aspettare l’astronomo piemontese Giovanni Virginio Schiaparelli (1835-1910), allora direttore dell’Osservatorio Astronomico di Brera. Verso il 1860, Schiaparelli intuì correttamente che le comete, durante i loro avvicinamenti al Sole, si lasciano dietro - a causa dell’evaporazione e dell’effetto del vento solare - nubi di detriti composti da ghiaccio, sassolini e polveri. Le nubi sono mantenute nella stessa posizione dello spazio dall’effetto combinato dell’attrazione gravitazionale dei diversi pianeti, e a ogni passaggio la cometa le ”ricarica”. Quando la Terra attraversa queste nubi, i detriti entrano nell’atmosfera terrestre ad altissima velocità (fino a 50 km/secondo, oltre 50 volte la velocità di una pallottola di fucile), ed evaporano a causa del forte attrito, lasciando talvolta anche una scia colorata, dovuta alla ionizzazione dell’aria. Il tratto d’orbita più prossimo alla cometa è quello più ricco di polveri: quanto più la Terra transita vicino alla cometa, maggiore è la ”pioggia”. Ecco perché, a intervalli regolari, corrispondenti al periodo dell’orbita della cometa, la pioggia si fa più intensa. In realtà, rispetto a quando nacque la tradizione di San Lorenzo, il picco effettivo di intensità delle stelle cadenti si è spostato gradualmente in avanti, di circa un giorno e mezzo al secolo, per il fenomeno della precessione degli equinozi (lo spostamento progressivo dell’orbita terrestre che fa sì, per esempio, che anche le date di solstizi ed equinozi cambino nel corso dei millenni). Le sere migliori per osservare le stelle cadenti sono quindi ora quelle del 12 e del 13 agosto, e non più quella del 10. Quella del 2005 non si annuncia come una pioggia eccezionale. Quanto alla qualità dell’osservazione, il fattore più importante è la fase in cui si trova la Luna nei giorni in questione. L’anno scorso le condizioni erano favorevoli perché la luna nuova cadeva il 16 agosto, quindi la notte di San Lorenzo e quelle seguenti si presentava solo come una piccola falce. Quest’anno invece la Luna sarà più invadente, poiché cresce dal 5 agosto e il 13 raggiunge il primo quarto. «Il consiglio è di restare alzati un po’ di più e attendere dopo la mezzanotte» spiega Stefano Giovanardi, astronomo del Planetario di Roma. «A quell’ora non solo la Luna dà meno fastidio, ma ci si trova nella parte della Terra che ”va incontro” alle meteore, e quindi la frequenza delle osservazioni cresce». Per chi si perdesse lo spettacolo d’agosto, niente paura. Quello delle Perseidi non è l’unico sciame attraversato dalla Terra durante l’anno. Un altro famoso e spettacolare è quello delle Leonidi (poiché paiono ”cadere” dalla costellazione del Leone). Nascono dalla cometa Tempel-Tuttle, che la Terra attraversa ogni anno a metà novembre, e hanno un picco attorno al giorno 17. A volte, ogni 33 anni, le piogge di Leonidi assumono l’aspetto di ”tempeste” spettacolari, come è accaduto l’ultima volta nel 1999.