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 2005  novembre 01 Martedì calendario

Ba Jin e la banda dei Quattro. La Repubblica 01/11/2005. Ray Bradbury. Quaranta e più anni fa, nella sua casina marziana su palafitte, quasi tutta di cristallo sul cucuzzolo d´una montagnetta aridissima, sopra il tratto del Sunset Boulevard più vicino al mare

Ba Jin e la banda dei Quattro. La Repubblica 01/11/2005. Ray Bradbury. Quaranta e più anni fa, nella sua casina marziana su palafitte, quasi tutta di cristallo sul cucuzzolo d´una montagnetta aridissima, sopra il tratto del Sunset Boulevard più vicino al mare... «I nostri pericoli di scrittori sono due, e sono tremendi. Il commercialismo: cioè far cose che non ci piacciono e di cui non siamo convinti, per compiacere l´editore, obbedire al produttore, fare un piacere al direttore di giornale. E l´intellettualismo: lasciarsi influenzare dai libri che si amano, dagli autori che si ammirano, dai giudizi dei colleghi che si stimano. O anche illudersi di salvar l´anima facendo un secondo mestiere sedicente intellettuale, tipo l´insegnante di lettere. Ma questo drena le risorse, porta via tempo se fatto onestamente, abbassa e diminuisce il potenziale creativo. Alle mamme dei piccoli geni, consiglio: comprategli una macchina da scrivere, e che si arrangi! Soprattutto, niente lezioni dai premi Nobel!». Poi, a un ristorante di bisteccone, dopo una recita off-off nei Desilu Studios, la radio annuncia che il presidente (Kennedy, allora in vita) sta atterrando sul tetto del Beverly Hilton, qua davanti. Si sentono i motociclisti sul boulevard, l´elicottero che scende... Ma Bradbury ha progetti piuttosto teologici-spaziali: un papa che parte con la sua astronave vaticana per il Cosmo alla ricerca della Verità. O anche un americano felice che vuole saggiare la propria solidità morale («fra Henry James e Mario Soldati»), e va in pezzi proprio come tutti a Via Veneto... «Questa è la prima "fan letter" che scrivo, in 88 anni». Gliel´ha mandata Bernard Berenson. «Dopo un mio articolo su una tremenda vitalità "alla Goya" applicata alla letteratura sulla morte. Sono andato a trovarlo, abbiamo parlato per giorni, e ha allargato le mie prospettive, mi ha dato una consapevolezza, parlando, come solo Aldous Huxley e Bertrand Russell». Alberto Arbasino