La Repubblica 01/11/2005, pag.42-43 Alberto Arbasino, 1 novembre 2005
Ba Jin e la banda dei Quattro. La Repubblica 01/11/2005. Samuel Beckett. Rivedo la sua faccia e quella analoga di Ezra Pound, con le rughe emaciate fra i lineamenti cadenti, le mani smunte, gli occhi spettrali, i silenzi cadaverici
Ba Jin e la banda dei Quattro. La Repubblica 01/11/2005. Samuel Beckett. Rivedo la sua faccia e quella analoga di Ezra Pound, con le rughe emaciate fra i lineamenti cadenti, le mani smunte, gli occhi spettrali, i silenzi cadaverici... Pronti per un film di Polanski, si usava commentare. Oppure, quei luoghi comuni d´epoca: esaurimento da stress? Come nei dipinti di Lucian Freud: tanti ritratti, e un´espressione sola. Col senno clinico del poi, qualunque psicoterapeuta saprebbe oggi diagnosticare la loro classica depressione, con la facies tipica, i sintomi divulgati nei vari supplementi medici, e gli psicofarmaci indicati per far passare la sindrome. Prodotti ormai diffusi e proverbiali come le "canne". Si opponeva, tuttavia: se è vero che oltre ad Aby Warburg anche Vaslav Nijinskij passò lunghi periodi nella famosa clinica del professor Binswanger, cosa avrebbero potuto cavarne i controcultori dell´antipsichiatria? Quando però dirigeva una sua commedia, diventava animatissimo su e giù dal palcoscenico tra gli attori. A una prova londinese del Godot, aveva concesso al direttore dei Riverside Studios di farmi sedere accanto a lui, a patto che non dicessi una parola. Lui correva avanti e indietro per ottenere dalla troupe americana (i carcerati di St. Quentin) gli antichi effetti comici dell´avanspettacolo inglese povero: come in Chaplin. Alla fine lo salutai a bocca chiusa. Rispose: gentilmente: «Thank you». (A Pound invece mi permisi di fare una domanda, giacché ridacchiava mentre io stavo dicendo delle sciocchezze. Tranquillamente bofonchiò: «No»). Alberto Arbasino