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 2005  novembre 01 Martedì calendario

Ba Jin e la banda dei Quattro. La Repubblica 01/11/2005. Anna Banti. Centenario della nascita! Pubblicò cinquant´anni fa il mio primo racconto su Paragone, che adesso ospiterà alcuni ricordi nel numero commemorativo

Ba Jin e la banda dei Quattro. La Repubblica 01/11/2005. Anna Banti. Centenario della nascita! Pubblicò cinquant´anni fa il mio primo racconto su Paragone, che adesso ospiterà alcuni ricordi nel numero commemorativo. Era forse l´ultima rivista gestita personalmente da un direttore che addirittura scriveva a mano tutta la corrispondenza con i collaboratori e i consulenti. (La mia parte, l´ho regalata a Maria Corti per il suo Fondo pavese). Fior di numeri di Paragone nascevano al Forte dei Marmi, fra i tavolinetti del modesto Caffè Roma. Era il celebrato «Quarto Platano», molto più "in" delle superate «Giubbe Rosse» o dell´Aragno nella Roma della Ronda. Verso sera, ecco arrivare i letterati villeggianti dalle loro casette verso il Cinquale e i Ronchi, dalle pensioni tra Camaiore e Fiumetto. Ecco Roberto Longhi con Anna Banti, Pietrino e Carla Bianchi, Attilio e Ninetta Bertolucci, Giuseppe De Robertis, Enrico Pea e Carlo Carrà in baschetti, Cesare Garboli giovinetto, Giorgio Bassani talvolta, parecchi visitatori da Parma... E le sentenze indimenticabili della Signora: «Basta con la sensiblerie alla Virginia Woolf! Quel che in Paragone si pubblica di narrativo deve innanzi tutto persuadere Anna Banti che, lo ammetto, prende molto sul serio le cose della letteratura e della vita». Mi fece anche un editing: nel mio primo racconto su Paragone c´erano parecchi nomi veri di villeggianti, e lei sostituì Piovene e Bo con Biadene e Rho, perché non le pareva bello. Ma nelle bozze successive la mia firma diventò «Luigi», e nessuno in ufficio se ne accorse. (Donde, lettere rincresciute). Ma certo, se la si rammenta anche nel gruppo delle amiche intellettuali - Gianna Manzini, Maria Bellonci, Paola Masino, Elsa de Giorgi, Livia de Stefani, Maria Luisa Astaldi - si ha davvero la sensazione di avere attraversato parecchie diverse epoche. Alberto Arbasino