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 2005  ottobre 31 Lunedì calendario

Medici in abbonamento. Il Messaggero 31/10/2005. New York. Sale d’attesa eleganti, con soffici tappeti, divani, riviste patinate, musica classica, fiori

Medici in abbonamento. Il Messaggero 31/10/2005. New York. Sale d’attesa eleganti, con soffici tappeti, divani, riviste patinate, musica classica, fiori. Già al primo contatto, i ”boutique doctors” offrono ai loro pazienti un trattamento di prima classe. Da loro le sale d’attesa sono accoglienti come un salotto, ma il bello è che non importa, perché comunque non si aspetta: i clienti hanno il diritto di essere ricevuti seduta stante. E’ il nuovo trend in materia di assistenza medica, negli Usa. Il ”medico su abbonamento”. Il paziente paga una rata annuale, che va da un minimo di 1.500 dollari a un massimo di 10 mila (ma talvolta si superano i 20 mila), e in cambio il medico è sempre disponibile, tratta il paziente con i guanti, è attento e umano, gli dedica un minimo di trenta minuti per visita, è pronto a dargli consigli anche al telefono a qualsiasi ora del giorno e della notte, a coordinarsi prontamente con altri specialisti, magari a fargli visite a domicilio e addirittura accompagnarlo di persona in ospedale se la situazione si fa grave. Un trend, manco a dirlo, pensato e adottato da chi ha soldi. L’’abbonamento” che il paziente paga infatti non viene rimborsato dalle assicurazioni mediche: è semplicemente un ”di più”, che garantisce il trattamento da vip. Chi i soldi non li ha, prego si accomodi dal medico della mutua. E quindi accetti di fare lunghe file, in sale di attesa scomode, e si rassegni a parlare al medico una quindicina di minuti, quando va bene. Di parlargli personalmente al telefono, già di giorno è difficile anche se uno ha la febbre a 40, nel mezzo della notte poi è inverosimile. Sono circa tre anni che il sistema dei ”boutique doctors” ha cominciato a diffondersi negli Usa. Una delle associazioni che l’ha lanciato, la Md-Vip (Md sta per ”medical doctors”), gestisce anche un sito in Internet in cui smista le richieste degli aspiranti clienti. E a quanto pare al momento ci sono più aspiranti clienti che medici ”boutique”. Sindacalisti e difensori dei diritti civili, nonché molti medici socialmente più sensibili, sono però preoccupati che questo sistema non faccia che approfondire la spaccatura fra ricchi e poveri, una spaccatura che dovrebbe indignare vieppiù quando sconfina nel settore del diritto alla salute. I dottori che ”saltano il fosso” rispondono che sono stanchi di avere a che fare con le assicurazioni, che accusano di essere taccagne e burocratiche. In genere le assicurazioni rimborsano solo 50 dollari per visita, e richiedono grandi quantità di ricevute, moduli ecc., tant’è che molti ambulatori devono assumere una segretaria che si occupi solo di questo. Quindi, per guadagnare bene, il medico di base deve curare un parco di un minimo di 2.500 pazienti, e ne deve vedere una media di 120 alla settimana. Ecco perché le sale d’attesa sono piene, e ogni visita dura pochi minuti. Alcuni medici sostengono che quando decidono di diventare ”boutique” lo fanno con rispetto per i pazienti meno abbienti, cercando di indirizzarli verso altre forme di assistenza sanitaria, magari altri medici o ospedali. Sostengono anche che dietro la loro decisione non c’è solo la voglia di guadagnare di più, ma anche il desiderio di curare meglio i pazienti, di conoscerli, e di effettuare quella medicina preventiva che negli ambulatori affollati non si può praticare bene. I pazienti sembrano essere d’accordo: si dicono assolutamente estasiati delle cure che ricevono, e sono convinti che quell’extra che pagano è un investimento molto intelligente. Anna Guaita