Corriere della sera 01/11/2005, pag.29 Steve Jones, 1 novembre 2005
«I creazionisti sbagliano e la prova è nell’occhio». Corriere della Sera 01/11/2005. Gli americani sembrano amare l’ignoranza
«I creazionisti sbagliano e la prova è nell’occhio». Corriere della Sera 01/11/2005. Gli americani sembrano amare l’ignoranza. Secondo un recente sondaggio, più della metà ritiene che «Dio abbia creato l’uomo in una forma simile a quella attuale in qualche momento nel corso degli ultimi diecimila anni». Una percentuale molto superiore è favorevole all’insegnamento del creazionismo nelle scuole. I tribunali hanno ribadito che il creazionismo si fonda su credenze religiose e non può essere insegnato nelle scuole. Ora i creazionisti hanno trovato un nuovo stratagemma. La teoria del «Progetto intelligente» da loro avanzata sostiene che la vita è talmente complessa da implicare necessariamente l’intervento di un architetto (la cui identità non viene mai specificata). Si consenta perciò l’insegnamento di Darwin, ma si presenti anche l’idea del Progetto intelligente, che rappresenta un’ipotesi scientifica esattamente al pari della teoria dell’evoluzione. Naturalmente, non esiste nessun dibattito. Darwin conosceva bene la teoria secondo la quale l’esistenza è talmente complessa, e talmente perfetta, da implicare l’intervento di un architetto. La conosceva e l’ha demolita. Le sue argomentazioni sono semplici e convincenti, e lo diventano sempre di più a mano a mano che le approfondiamo. Ha usato un esempio basato sull’esperienza comune: l’occhio, che rimane tuttora la perfetta confutazione della teoria del progetto. Gli occhi sono strutture complesse e noi non siamo in grado di comprenderne tutti gli aspetti, ma le prove che si siano evoluti senza bisogno di un architetto sono schiaccianti. La loro apparente perfezione non confuta affatto, ma anzi avvalora la teoria dell’evoluzione, perché ogni occhio possiede dei punti deboli. I nostri hanno cento milioni di bastoncelli, che utilizziamo quando la luce è debole, e tre milioni di coni, responsabili della visione dei colori. Ognuno contiene migliaia di proteine che trasformano la luce in segnali tramite una molecola che attraversa la membrana a zig-zag per sette volte. Tre pigmenti sensibili ai colori rilevano gli elementi del rosso, del verde e del blu. Il nostro occhio è imperfetto ma noi siamo abituati alle sue manchevolezze. Il mondo è pieno di fiori bianchi, ma solo per noi. Per le api, che possono vedere gli ultravioletti, le piante sono piene di dettagli. I sensori correggono le iridescenze colorate che circondano le immagini passate attraverso l’obiettivo: il nostro occhio elude il problema con la carenza di recettori per la luce blu al centro del suo campo. La selezione naturale ha migliorato la vista degli insetti ma solo nei limiti del possibile. Nell’evoluzione, la complessità non è necessaria. I creazionisti tendono a moltiplicare gli esempi di ciò che a loro appare frutto di un progetto; ma ogni prova è contro di loro. La melodia dell’ occhio contiene molte note stonate, che la fanno sembrare non tanto l’opera di un grande compositore, quanto quella di un esecutore insensibile: uno strumento costruito da un operaio maldestro anziché da un esperto ingegnere. Se ci fosse un Architetto (e questa domanda esula dal campo della scienza), l’evoluzione proverebbe una sola cosa: che lui (o Lui?) non sia molto in gamba nel suo lavoro. Steve Jones