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 2005  ottobre 30 Domenica calendario

Izzo: «C’entrava poco, io e Guido i veri assassini». Corriere della Sera 30/10/2005. Roma – «Ma certo che è Andrea

Izzo: «C’entrava poco, io e Guido i veri assassini». Corriere della Sera 30/10/2005. Roma – «Ma certo che è Andrea. Mi è dispiaciuto di sapere che è morto. Pure se sono passati 10 anni. Siamo cresciuti insieme. E poi lui, porello non è che c’entrava tanto. I veri assassini eravamo io e Gianni Guido». Ci crede Angelo Izzo che quei resti sepolti a Melilla siano del suo compagno di infanzia e di crimini culminati nel massacro del Circeo. Lo ha rivelato al consigliere regionale verde Peppe Mariani. Capitato ieri, nel corso delle sue visite ai penitenziari, di fronte alla cella dove Izzo attende il processo per l’ultimo omicidio, (quello di una donna e della figlia 14enne), nel reparto precauzionale del carcere di Velletri: struttura di eccellenza dove i detenuti parlano bene delle «guardie», perché la dedizione intelligente degli operatori ha fatto spuntare all’interno del muro di cinta serre, orti, una fungaia, laboratori. Racconta Mariani: «Izzo pensa che la realtà sia molto diversa da come la sentiamo raccontare». E non crede a depistaggi. «Ha detto testualmente: "ma quali coperture della famiglia? Il padre di Andrea era un pezzo di m... uno che, secondo me, voleva pure che il figlio venisse arrestato e punito. E che Andrea fosse morto me lo immaginavo perché da allora è sparito». Del fatto che Ghira non abbia scontato un giorno di carcere Izzo non si mostra amareggiato. Tutt’altro. A Mariani ha detto: «Andrea non ha fatto quasi niente. Sì qualche rapina con noi. E una volta l’hanno beccato e s’è fatto svariati mesi dentro. Forse un sequestro. Ma io avevo già fatto omicidi, stupri, una quantità di rapine. Poi è capitata la questione del Circeo e lui c’era. Ma gli assassini veri eravamo noi. Noi che ce lo tiravamo dietro». Di pentimento per quella notte di sangue, torture e morte, Izzo ha già parlato (anche prima di uscire dal carcere e tornare a uccidere, lo scorso maggio). Lo ha fatto anche al verde Mariani, confessandogli le simpatie per il suo partito. «E’ colpa di quello che avevamo in testa. Ci sentivamo cavalieri in guerra. Io ero nato a corso Trieste a pochi metri dalla sezione del Msi. Adesso invece sono maoista. Capisco Donatella, tutto quello che ha passato. Però lei dice sempre "voglio dimenticare" ma non fa altro che rilasciare interviste». Al consigliere Izzo ha mostrato la parte di sè «che nessuno racconta. Ho fatto volontariato in un centro di ascolto. Aiutavo le donne a partorire invece che abortire. Mi commuovo quando sento le storie degli immigrati che arrivano a Lampedusa». E l’ultimo delitto? «Non c’entra con quello che ero prima. Quando sei ricattato, reagisci e io ho fatto 30 anni di carcere. A volte quando il direttore della banca mi chiamava perché il mio conto era in rosso, dentro di me pensavo: "ma vuole finire giù dalla finestra"? Mi sono trovato con le spalle al muro. Ma la realtà non è solo bianca o nera. E io non sono tutto nero». Virginia Piccolillo