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 2005  novembre 02 Mercoledì calendario

MACCHETTO Duccio

MACCHETTO Duccio Biella 4 ottobre 1942. Astrofisico • «[...] padre dell’Hubble Space Telescope che, con le sue immagini spettacolari, provenienti da una distanza di 14 miliardi di anni luce, ha rivoluzionato le conoscenze astronomiche. [...] ha vissuto tutte le emozioni e ha fatto tutte le riflessioni che la grande avventura della scienza comporta. Per lui il lancio di Hubble fu come la nascita di un bambino, evento pieno di apprensioni e di gioia, allegoria della gratificazione che dà il cammino della ricerca. Era il 24 aprile 1990 e il sole splendeva su tutta la Florida… “Lo Shuttle si solleva e, dopo pochi secondi, i motori fanno tremare la terra. Un tuono di bassa frequenza che ti prende allo stomaco. Siamo tutti colti da una profonda commozione. Chi scoppia in lacrime, chi si mette a pregare. Stavamo affidando a un vettore il prezioso frutto di un lungo e intenso lavoro [...] Nel lavoro scientifico s’incontrano pochi momenti di vera esultanza. La scoperta suscita meraviglia ed è questa la sua bellezza. Ma la maggioranza del tempo passa nella ricerca dura e faticosa. E vanno messi nel conto i momenti di disappunto, delusione, amarezza e rabbia [...] ’avventura della scienza è un’altalena. Devi stringere i denti, superare i momenti bui. Nel progetto Hubble le difficoltà non mancavano. Il telescopio spaziale rompeva le barriere tecnologiche in tutti i campi. Non solo per le dimensioni (12,5 tonnellate). La distanza fra specchio primario e specchio secondario deve essere mantenuta con una precisione di millesimi di millimetro. Anche quando, passando dal sole all’ombra, si affronta un salto di temperatura pari a 200 gradi”. Nel 1987 esplode il Columbia… “La navetta spaziale che doveva portare in orbita Hubble. Fu un abbattimento morale per tutti. Ma, se non sei ottimista, non puoi andare nel cosmo. I lanci spaziali sono stati l’equivalente, nel XX secolo, della costruzione delle cattedrali [...] Per me l’universo è mistero da due punti di vista. Esiste il mistero perché ciò che conosciamo grazie all’astrofisica è soltanto una minima parte di quanto c’è ancora da conoscere. Poi c’imbattiamo in un mistero molto più profondo. Si profila quando ci chiediamo: perché? Vale a dire: perché l’universo è strutturato in modo da permettere la vita umana? La risposta è spiegata dal principio antropico (l’uomo era atteso nell’universo) ma l’interrogativo si sposta ancora più in là. E come scienziati non possiamo andare oltre. Perché la domanda è filosofica: chi ha voluto questo universo? Si può rispondere da credenti e da non credenti. Per gli uomini di fede la risposta è Dio [...] L’universo contiene tutto lo spazio e tutto il tempo, che si formano in continuazione, e si espande a velocità crescente [...] Anche il tempo ha per me un doppio significato. Da una parte, in quanto astrofisico, vedo il tempo direttamente collegato con lo spazio. Non riesco a pensare al tempo senza pensare allo spazio-tempo e dunque all’origine dell’universo. Ma, a questo punto, il tempo acquista importanza per me in quanto essere umano, persona. Non posso non andare con la mente a Colui che ha concepito lo spazio-tempo. Il mio lavoro quotidiano, la stessa familiarità con il cosmo, diventano un’occasione che mi avvicina a Dio. Ciò non significa che io possa pretendere di di mostrarne scientificamente l’esistenza [...]”» (Luigi Dell’Aglio, “Avvenire” 30/10/2005).