Regista, 2 novembre 2005
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Jordan Neil
• Sligo (Irlanda) 25 febbraio 1950. Regista. Inizi da scrittore, nell’82 scrive e dirige il suo film d’esordio, Angel con Stephen Rea. Nell’84 firma In compagnia dei lupi e nell’86 Mona Lisa, star Bob Hoskins, che invitato al festival di Cannes lancia Jordan a livello internazionale. Seguono Fantasmi da legare (High Spirits, 88) e Non siamo angeli (We’re No Angels, 89) realizzati negli Stati uniti. Al ritorno in Irlanda gira Un amore forse due (The Miracle, 91) e La moglie del soldato (The Crying Game, 92). Del 94 è Intervista col vampiro, star Brad Pitt e Tom Cruise. Nel 96 Jordan vince il Leone d’oro a Venezia per Michael Collins. L’anno successivo dirige Il ragazzo del macellaio (The Butcher Boy) dal romanzo di Patrick McCabe. Poi: Fine di una storia (The end of the Affair, 99) ; Triplo gioco (The Good Thief, 2003). Nella sua bibliografia troviamo: Night in Tunisia (76); The Past (80); The Dream of a Beast (83); Sunrise with Sea Monster (94) (’il manifesto” 29/10/2005). «[...] ”Scrivere è per me un conforto. Sapere che posso farlo mi dà sicurezza, soprattutto nei confronti del cinema. Un mondo dove è molto difficile restare a galla. Il lavoro del regista tende a essere poco libero, perciò è importante sapere che c’è un luogo diverso dove potersi rifugiare”. D’altra parte, nella vita di Neil Jordan, nato a Sligo nel 1950, i libri vengono molto prima dei film, delle star, dei premi, dei festival. E anche l’esordio nell’universo cinematografico riguarda la pagina scritta, ovvero la sceneggiatura di Excalibur, regia di John Boorman, firmata in qualità di consulente: ”Se avessi fatto meno film, avrei sicuramente scritto molti più libri [...] La scrittura ha una radice fortemente personale, riflette il privato in maniera molto più diretta rispetto all’opera cinematografica e può essere anche completamente slegata da tutto. Quando si gira, invece, bisogna sempre tener presente il modo in cui la macchina da presa interagisce con la realtà. Tra l’autore e l’opera compiuta si frappongono mille elementi, ci sono i problemi tecnici, il clima, gli attori, i ritardi [...] difficile dire da dove vengono le storie, alla base c’è prima di tutto la necessità di raccontarle. [...] L’attrazione per il soprannaturale viene dalla terra d’origine: ”La cultura irlandese ha radici molto primitive, legate a favole e leggende, solo negli ultimi vent’anni la letteratura ha acquistato un carattere più realistico perchè il Paese si è fortemente modernizzato. E poi nutro una vera passione per il gotico, dall’architettura, che influenza il paesaggio irlandese, al romanzo [...] Anche per quello che riguarda i successi e i fallimenti, film e libri sono lontanissimi. Dei primi si sa subito tutto, prima ancora che nascano, i secondi riescono a sottrarsi meglio alle luci dei riflettori. E non parliamo di un’esperienza come quella dell’Oscar, beh, in quel caso ci si sente come se si andasse a rappresentare il proprio Paese alle Olimpiadi” [...]» (Fulvia Caprara, ”La Stampa” 2/11/2005).