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 2005  novembre 02 Mercoledì calendario

ANTONY

(Antony Hegarty) Chichester (Gran Bretagna) 24 ottobre 1971. Cantante • «[...] un nome che [...] conoscevano in pochi: uno dei tanti musicisti dell’avanguardia newyorchese che si esibiva nei locali dell’East Village, con un pubblico di gay, transessuali e drag queen. [...] all’improvviso, il successo mondiale [...] look androgino, una voce da controtenore, e nelle sue canzoni una grande sincerità: in un’epoca di cinismo, di successi costruiti a colpi di marketing, Anthony & the Johnsons (questo il nome del suo gruppo) sono una boccata d’aria fresca. Canzoni, dalla marcata influenza blues, che raccontano il mondo attraverso piccole storie. Quando qualche anno fa Anthony divenne un personaggio, puntava tutto sul look, su costumi alla Lindsay Kemp e sull’ambiguità sessuale. Il salto è avvenuto quando Lou Reed gli chiese di aprire per lui una sua tournée. Anthony ha messo da parte i travestimenti e lavorato sulla voce e sui testi: da personaggio è diventato il musicista che oggi il pubblico acclama. [...] ”Mi porto sempre dietro un quadernino su cui annoto spunti, idee, impressioni. Poi rileggo quello che ho scritto e cerco di tessere delle storie rimanendo fedele all’emozione iniziale [...] Amo la musica per questo. una delle poche arene dove possiamo dare spazio alle emozioni. Certo non tutta la musica, ma sicuramente in quella che ha influenzato me. A volte cantiamo quello che nella vita normale non sappiamo più dire [...] Da bambino non ero molto bravo, ma cantavo con un vigore che sorprendeva anche me. Poi negli anni ho avuto l’intuizione che la voce fosse il veicolo per la mia creatività [...] Da ragazzo adoravo Marc Almond e Boy George [...]. Poi ho scoperto la musica nera, la vera musica popolare americana: Nina Simone, Donny Hathaway, Little Jimmy Scott, con cui ho duettato al Carnegie. Oggi mi piace il compositore di ambient music William Basinski [...] Il danzatore di Butho Kazuo Ono. A sedici anni vivevo a Angers, in Francia, e ho visto degli operai che affiggevano poster di questo vecchio in un abito vittoriano. Ho preso un manifesto e l’ho tenuto con me per anni, prima di scoprire davvero l’arte sublime di quel grande vecchio. Tra gli artisti visivi, Basquiat e Peter Hujar, il fotografo che ha fatto la copertina del mio Cd [...] Buscemi in Animal factory mi ha fatto suonare un mio pezzo a un pubblico di carcerati... stata un’esperienza eccezionale [...]”» (Alessandro Cassin, ”L’espresso” 3/11/2005) • «[...] Ostinatamente, cerca di mostrarsi il meno possibile, forse perché la voce non gli assomiglia, forse perché quel corpo sgraziato e femmineo non è riuscito a diventare sublime come il suo canto. [...] Dopo il successo di I am a bird now, il secondo album di Antony and the Johnsons, premio Mercury nel 2005 come miglior disco dell’anno, l’artista è diventato un’icona della musica newyorkese, come quarant’anni fa Nico, la musa teutonica dei Velvet Underground. Curiosamente anche Antony è un espatriato. Paradossalmente anche lui ha molto a che fare con Lou Reed. Nato in Inghilterra nel 1971, si trasferì con la famiglia in California quando aveva dieci anni. A venti fu allievo della New York University e iniziò la sua love story con la cultura (e la controcultura) di Manhattan. ”Mai un cantante è riuscito a commuovermi in questo modo”, disse Lou Reed nel 1998, all’uscita dell´album d´esordio di Antony and the Johnsons (sei elementi in scena). Da quel momento diventò il suo mecenate. Nel 2003 lo volle nell’album The raven" e (nel 2007) nella riedizione teatrale di Berlin al St. Ann’s Warehouse di Brooklyn. ” l’artista più raffinato del nostro tempo”, commentò Laurie Anderson, la compagna di Lou, quando ascoltò la riedizione di Perfect day. ”A ventuno anni cominciai a cambiare”, ricorda Antony. ”A ventidue non mi riconoscevo più allo specchio”. Da allora, è diventato autore e interprete di culto, prezioso collaboratore di artisti come CocoRosie, Boy George, Rufus Wainwright, Björk, Hercules and Love Affair, Marianne Faithfull e Franco Battiato (la lista, in realtà, è interminabile). [...] ”Noi, i transgender, siamo l’unica minoranza che manifesta il 99 per cento delle volte contro il volere della famiglia. In una società eterosessista come la nostra non c’è molto spazio per uscire dai ranghi. Io sono nato nella cattolicissima Chichester, nel Sussex. Mi sono sentito fin da piccolo come un alieno”. Poi l´illuminazione: esisteva un mondo che gli assomigliava. Lo scoprì durante il primo viaggio a Londra con suo padre. ”Attraversammo Kings Road e all’improvviso: ”Guarda, ci sono dei ragazzi con i capelli blu!’. Per me era come partecipare a un safari, il mondo che avevo sognato guardando Lene Lovich e Ian Dury a Top of the Pops esisteva davvero”. Fu Boy George l’idolo che, negli anni californiani, riuscì a dargli una speranza: un artista transgender poteva avere un futuro nel mondo della musica. Antony gli ha dedicato You are my sister (brano che dal vivo scatena il delirio) in I am a bird now, l’album che ha in copertina una foto di Candy Darling, la diva trans della Factory di Warhol. ”George, che ora è diventato mio amico e consigliere, era per me il trionfo di quella vulnerabilità invincibile così tipica dei ragazzi trans”. Quel che conquista è proprio la vulnerabilità della sua voce. Sottile, un falsetto nasale dal timbro unico. In scena solo lui, col pianoforte che gli fa da paravento, e i musicisti, un sestetto da camera più che un gruppo rock. L’amplificazione è essenziale, la strumentazione discreta, archi, una batteria, un basso, chitarre acustiche e un sassofono. In alcuni brani si ha l’impressione che la voce debba spezzarsi da un momento all’altro, quando diventa più penetrante, sottile, inquietante. Invece miracolosamente resiste anche sulle note più impervie. Un momento Antony è Marvin Gaye, un attimo dopo Anita O’Day. Travolge con la prepotenza di Mahalia Jackson poi accarezza con la disperata fragilità di Billie Holiday. Alison Moyet ed Elizabeth Fraser, Marc Almond e Boy George. Insomma, la perfetta ”cantantessa” del nuovo millennio» (Giuseppe Videtti, ”la Repubblica” 31/3/2009).