Varie, 2 novembre 2005
BASILE
BASILE Giorgio Corigliano Calabro (Cosenza) 28 giugno 1960. «All’uomo che gli aveva fatto da padre lasciò in dono dieci anni di vita. Anche quando decise di ucciderlo, ebbe un ripensamento. Prima gli sparò alla spalla, ancora incerto sulla sua sorte. ”Ma poi, quando gli ho puntato la pistola alla testa, ho letto la paura nei suoi occhi, e la cosa mi ha deluso”. Il boss Antonio Di Cicco, che per vent’anni aveva fatto tremare tutto il paese, aveva paura. ”Mi sono goduto quel momento, ho provato soddisfazione nel vederlo morto”. Giorgio Basile ha tanti soprannomi. ”Il tedesco”, ”faccia d’angelo”, ”il gelido”, ”il killer”. Ognuno di essi contiene un elemento di verità. nato [...] a Corigliano Calabro, un paese della piana di Sibari, stretto tra il mar Jonio e le prime montagne della Sila. Das Engelsgesicht, faccia d’angelo, è anche il titolo del libro di Andreas Ulrich, inviato di Der Spiegel, che ricostruisce la sua vita di assassino in proprio e su commissione, per un totale di 30 omicidi. diventato un caso editoriale, un romanzo criminale ambientato tra Germania e Calabria. Nel 1961 la sua famiglia lascia Corigliano. ”Giù” manca il lavoro. I Basile si sistemano nelle baracche per gli immigrati italiani che costellano la Friedhofstrasse a Mulheim, una città della Ruhr. Dal 1966, la madre diventa amante di Antonio Di Cicco, il ”padrone” di Corigliano, esponente di spicco della vecchia ”ndrangheta, dal quale avrà poi una figlia. Di Cicco che nel 1979 ordina a al 19enne Basile di tornare al paese. Giorgio diventa il suo autista, lo accompagna nelle visite a negozi ed esercizi. ”Sono un uomo di rispetto”, gli rivela. Basile torna a Mulheim nel 1980 e la sua iniziazione è negli annali del crimine tedesco. Prende parte all’assalto con bombe ed esplosivi al carcere diWuppertal con il quale viene fatto evadere Arcangelo Maglio, mafioso di Corigliano. Di Cicco gli fornisce i soldi per gestire una discoteca. Quando il proprietario gli revoca la licenza, Basile lo uccide per non sfigurare davanti al suo patrigno. Tradito da un complice, si fa 9 anni di carcere, e all’uscita è pronto per l’affiliazione. Diventa i l gestore dello spaccio di hashish e cocaina tra Bochum e Münster. La polizia tedesca lo espelle nel 1991. Al suo ritorno a Corigliano, niente è come prima. I vecchi capi sono latitanti. Basile si mette a disposizione dell’emergente Santo Carelli, a una condizione. Vuole uccidere DiCicco: anni prima, ha scoperto che violentava la sua sorellina. La sua ascesa è rapidissima. Nell’agosto 1993, massacra a colpi di spranga un amico di infanzia, sospettato di passare informazioni ai carabinieri. Aiuta i Carelli a costruire una rete ”industriale” per il traffico di cocaina in Germania e Italia. Nel 1994 si trasferisce in Toscana. Dalla casa sulle colline appena fuori Firenze parte per le sue missioni. I Carelli hanno base in quasi ogni città, Francoforte, Berlino, Monaco. Basile tiene l’ordine e decide come e quando punire chi sgarra. La sua corsa finisce il 2 maggio 1998 alla stazione di Kempten. in missione per riscuotere un debito non pagato. La polizia tedesca lo ferma e lo arresta. Dopo un anno decide di collaborare. Il clan Carelli viene smantellato, sia in Germania che in Italia, 250 arresti in 5 anni. Oggi Basile vive da qualche parte nell’Italia settentrionale, sotto falso nome» (Marco Imarisio, ”Corriere della Sera” 30/10/2005).