MACCHINA DEL TEMPO SETTEMBRE 2005, 31 ottobre 2005
Con gli Act ospitati da Valencia il giugno scorso, è cominciato ufficialmente il conto alla rovescia per la Louis Vuitton Cup, la selezione tra gli sfidanti della Coppa America che nel 2007 tenteranno di strappare ad Alinghi la brocca d’argento
Con gli Act ospitati da Valencia il giugno scorso, è cominciato ufficialmente il conto alla rovescia per la Louis Vuitton Cup, la selezione tra gli sfidanti della Coppa America che nel 2007 tenteranno di strappare ad Alinghi la brocca d’argento. In acqua sono scesi anche tre team italiani: Luna Rossa Challenge (che ha vinto una delle due prove), Mascalzone Latino e + 39. Soprattutto, si sono viste meraviglie degne della Formula Uno, fosse anche solo per un ”dettaglio”: il budget per cominciare l’avventura è di 110 milioni di euro, in buona parte destinati alla tecnologia. Neanche tanto, se si pensa a quanto costa mettere a punto uno yacht di questo genere, più che una barca un esperimento. Ogni dettaglio è studiato per anni, testato, confrontato sulla base di costosissimi database che forniscono i risultati ottenuti da progetti similari nelle varie condizioni meteo. E l’alchimia non è dettata solo dalla quantità di carbonio destinata alla realizzazione di una vela, ma anche da come un componente si correla agli altri. Un’invelatura spinta può rendere difficile da manovrare una barca con una chiglia sensibile. Di contro, uno spinnaker troppo leggero rischia di spezzarsi a causa di un vento troppo teso. In Coppa America accade con facilità di vedere un albero che si piega in due, uno scafo che si spacca a metà e altre cose del genere. Il motivo? Si tratta di gusci realizzati ai limiti delle loro prestazioni, che non sono stati testati a sufficienza. Se un buon progetto costa svariati milioni di euro, i test non sono certo economici. Non si può immaginare di assemblare scafo e appendici solo sulla base di quanto suggerisce una pur geniale intuizione, che è comunque il frutto di una videata del computer. Pertanto, gli scafi sono costruiti in versione prova e poi esposti alle variabili dell’idrodinamica in vasche sparse per il mondo. Infine, un particolare non trascurabile è quello delle previsioni meteo, fondamentali in una disciplina che punta tutto sul vento e sulle sue variazioni. Ogni team dispone di Nostradamus delle perturbazioni, fisici e matematici in grado di prevedere ora per ora che direzione prenderà l’aria in quel tratto di mare e, dunque, di aiutare lo skipper nella scelta delle ”cartucce” da portarsi in quella battaglia. Trovarsi in regata con un fiocco da venti leggeri e imbattersi in un maestrale significa perdere. Parallelamente, si sono imposte figure fantascientifiche come ”l’uomo ragno” che corre in testa d’albero a osservare le nubi e il navigatore, che assembla i dati che provengono dall’alto con quanto gli dice una pistola laser che misura la velocità dell’avversario. Il 2007, però, sarà l’anno della svolta. Tra le innovazioni volute da patron Ernesto Bertarelli, la più rilevante è l’aver costretto i team a scontrarsi molto prima della manifestazione, nei cosiddetti Act. Il primo si è svolto a Valencia, il secondo è previsto a breve in Svezia. Mossi dalla necessità di cumulare punti, i sindacati devono mostrare le soluzioni che stanno prediligendo. Prima, cioè, le barche si misuravano solo dopo anni di allenamenti contro la propria seconda barca. Oggi, dopo le regate iberiche, qualcuno ha già cominciato a modificare il suo progetto sulla base dei risultati ottenuti o su quelli degli altri. Alla Louis Vuitton Cup, c’è da scommetterci, arriveranno barche da Mille e una notte.