Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2005  ottobre 31 Lunedì calendario

E’ tutto vero: la sala operatoria, i chirurghi, gli anestesisti, l’emergenza improvvisa di un battito cardiaco che si ferma, di una pressione arteriosa che precipita, di un black out elettrico improvviso, di un neonato cianotico

E’ tutto vero: la sala operatoria, i chirurghi, gli anestesisti, l’emergenza improvvisa di un battito cardiaco che si ferma, di una pressione arteriosa che precipita, di un black out elettrico improvviso, di un neonato cianotico. Tutto vero, con un particolare: che se i medici sbagliano la manovra di soccorso, e il paziente muore, si può ricominciare da capo. Non è un miracolo, ma un manichino che riproduce un vero paziente in carne e ossa, utilizzato a Bologna da Simulearn, il primo centro italiano per la formazione dei medici e degli infermieri, in grado di riprodurre un ospedale con il primo soccorso, la terapia intensiva, la sala operatoria e di simulare manovre d’urgenza in équipe. A un anno dall’apertura del centro, già 5.000 medici si sono misurati con questi sofisticatissimi ”replicanti”, che negli Stati Uniti vengono usati da oltre 120 centri di formazione. Simulearn è il secondo centro europeo, dopo quello di Tubinga in Germania, a usare questi robot che parlano, si lamentano, vomitano, hanno reazioni allergiche; tre telecamere, collegate a una cabina di regia nascosta dietro vetrate che la rendono invisibile, riprendono ogni istante della simulazione. I formatori, con un sistema computerizzato, riproducono anche situazioni che a un chirurgo o a un anestesista potrebbero non capitare mai, o magari una volta sola nella carriera: talmente critiche che è bene imparare ad affrontare, a scanso d’equivoci. Non sempre, infatti, durante i corsi universitari o i tirocini negli ospedali, il futuro medico può riuscire a toccare un paziente, se non per interventi superficiali; un motivo più che sufficiente per giustificare questo manichino che, per altro, resuscita sempre. Attraverso i filmati, inoltre, si consente agli allievi, studenti di medicina alle prime armi o esperti rianimatori, di rivedere il loro operato e capire gli errori. Da poco, la ”famiglia” è cresciuta. Dopo il robot adulto, il capostipite, sono arrivati infatti Simbaby e Noelle. Simbaby, manichino pediatrico, oltre a essere ”intubabile”, riproduce ritmi polmonari e cardiaci, può andare in apnea, diventare cianotico, avere le convulsioni e ricevere attraverso delle flebo i medicinali necessari. Piange, gli si gonfia la lingua, si muove, le sue pupille simulano diverse dimensioni: incredibilmente simile a un bambino di pochi mesi, è azionato da un software e da uno schermo con tastiera, con cui impartire i comandi e creare le emergenze, con beneficio dei futuri pediatri. «In campo pediatrico», ha dichiarato il professor Pasquale Di Pietro, direttore di dipartimento al Gaslini di Genova, «si tratta del primo manichino di questo livello tecnologico arrivato in Italia. in grado di mettere alla prova medici, paramedici e anche i genitori che volessero imparare che cosa fare in caso d’emergenza. Se, per esempio, un loro figlio ingerisse un corpo estraneo che s’incastra nelle prime vie aeree, saprebbero come intervenire? Assieme a Simbaby, ecco un altro gioiello della tecnologia: Noelle, il ”manichino mamma”, che contiene un neonato con placenta e che può simulare complicanze come un parto podalico o quello in cui il cordone ombelicale s’attorciglia attorno al collo del nascituro». Dice la dottoressa Patrizia Angelotti, direttrice del Centro e Responsabile della formazione: «Il nostro centro, unico in Italia, e con il maggior numero di medici formati in tutta Europa, è secondo solo a quello di Pittsburgh, con 21 sale operatorie e 10.000 metri quadrati. Ma mentre in Usa questi sono corsi istituzionali per preparare i medici, in Europa ancora non lo sono. Tuttavia, in Italia il ministero della Sanità sta obbligando i medici a raggiungere i cosiddetti ”crediti” attraverso corsi d’aggiornamento e quindi il nostro lavoro sta diventando essenziale». «Noi simuliamo episodi che possono accadere una volta o mai», prosegue, «ma che decidono della vita del paziente e possono trasformarsi per il medico in un disastro professionale. Tutto quello che si fa è registrato, quando si esce si rivede e viene discusso, naturalmente in chiave costruttiva. Qui vengono anestesisti, rianimatori, cardiologi, diabetisti ma anche medici di base, non solo specializzandi ma anche chi da anni esercita la professione. Nel centro lavoriamo in tredici a tempo pieno e ci sono 70 istruttori di simulazione certificati, tutti formati in Germania; l’istruttore deve essere bravo, e soprattutto mai salire in cattedra per demolire, ma creare incontri costruttivi. I corsi mediamente durano dalle 8 alle 12 ore, e sono veramente duri. L’allievo più anziano? un primario ultrasettantenne, anestesista, adesso frequenta poco la sala operatoria, ma giustamente vuole tenersi informato». Ma chi decide la sorte del manichino? «In sala regia ci sono due ingegneri e un istruttore, che possono cambiare tutti i parametri in ogni momento, decidere di farlo morire o di tenerlo in vita; a volte prendono questa seconda decisione per non avvilire troppo l’allievo...». Una curiosità? Tutti gli ospedali e le cliniche possono comprare questi fantastici replicanti per il loro staff medico; Simbaby con il computer di comando costa 60 mila euro; ma la spesa arriva a circa 300 mila euro se si vuole acquistare l’intera attrezzatura. Altrimenti, si frequentano i corsi del laboratorio bolognese Simulearn.