MACCHINA DEL TEMPO SETTEMBRE 2005, 31 ottobre 2005
Che la natura faccia bene è ormai una certezza. Ma non sempre i suoi poteri benefici sono gli stessi tramandati dalla saggezza popolare
Che la natura faccia bene è ormai una certezza. Ma non sempre i suoi poteri benefici sono gli stessi tramandati dalla saggezza popolare. Per esempio molti sono convinti che il mare ci regali benessere perché sulle sue rive respiriamo iodio in grandi quantità. In realtà, se vogliamo assumere questo oligoelemento essenziale per il buon funzionamento del cervello, tanto vale fare una scorpacciata di frutti di mare: dentro un solo piatto, la concentrazione di iodio è da dieci a cento volte superiore che nell’aria di mare. La prima virtù della brezza marina, semmai, è proprio la purezza. Secondo i rilievi dell’università del mare di Cagnes sur Mer, in Francia, dentro un metro cubo d’aria in alto mare non troviamo alcun germe. Contro i 50.000 al metro cubo contati nelle vie più trafficate di una grande città. Il motivo? Le bolle di gas che provengono dagli abissi, giungendo sulla superficie del mare, liberano degli antibiotici naturali. E queste sostanze, per la maggior parte lipidi, purificano l’acqua. Gli scienziati hanno fatto il seguente esperimento: hanno introdotto un po’ d’acqua di scarico in una provetta di acqua di mare. Il risultato? I batteri, nel giro di poche ore, erano scomparsi. Ippocrate celebrava le virtù terapeutiche dei bagni di mare specie contro mal di schiena e dolori articolari, virtù che la medicina moderna ha oggi dimostrato sperimentalmente. Non solo: secondo il dottor Christoph Bernicot, del Centro di Talassoterapia di Douarnenez, un soggiorno in riva al mare è perfetto per gli ipertesi, perché fa abbassare la pressione da uno a due punti. Il mormorio delle onde, inoltre, è un eccellente sonnifero naturale. La prova arriva dal dottor Tony Leroux del dipartimento d’Audiologia dell’università di Montreal, in Canada: lo scienziato ha mascherato con il suono delle onde del mare il baccano di un cantiere nel quartiere di Decarie-Sherbrooke: in tre settimane, la percentuale degli insonni era passata dall’ottanta al venticinque per cento. E tutti ammettevano di svegliarsi più sereni e rilassati del solito.