MACCHINA DEL TEMPO SETTEMBRE 2005, 31 ottobre 2005
L’alta montagna fa bene, e la dimostrazione è sotto gli occhi di tutti: gli allenatori, prima delle competizioni importanti, spediscono i loro campioni in montagna
L’alta montagna fa bene, e la dimostrazione è sotto gli occhi di tutti: gli allenatori, prima delle competizioni importanti, spediscono i loro campioni in montagna. Con l’altitudine, la pressione dell’aria diminuisce, la sua densità si abbassa e ciò riduce automaticamente la quantità di ossigeno nel nostro apparato respiratorio. Dopo qualche giorno, però, il corpo si adatta fabbricando un maggior numero di globuli rossi, dunque il trasporto di ossigeno nel sangue diventa più efficace. E anche quando torniamo in città, insomma alle nostre altitudini abituali, l’ossigenazione del sangue resta migliore e noi ci sentiamo più in forma (per esempio, nella corsa, avvertiamo una maggiore capacità di resistenza). Gli agenti inquinanti, oltretutto, non arrivano quasi mai in alta quota perché il vento li spazza via. Secondo uno studio del Comitato Olimpico Internazionale, un soggiorno tra i 1.500 e i 2.000 metri migliora lievemente le performance degli atleti (se si va più in alto, però, bisogna far attenzione alla mancanza di ossigeno). Questi vantaggi si ottengono solo dopo un paio di settimane. Ma fa bene anche un weekend in alta quota: «In montagna l’aria è molto secca», spiegano i medici del Comitato Olimpico. «Quindi si riesce a sfuggire l’impressione di soffocare causata dalle atmosfere umide delle città. Ecco perché alcuni di noi, quando arrivano in montagna, hanno l’impressione di respirare per la prima volta».