MACCHINA DEL TEMPO SETTEMBRE 2005, 31 ottobre 2005
All’inizio del girone unico, nel 1929, le squadre non potevano utilizzare stranieri ma solo ”oriundi”, cioè figli di italiani nati in un altro Paese
All’inizio del girone unico, nel 1929, le squadre non potevano utilizzare stranieri ma solo ”oriundi”, cioè figli di italiani nati in un altro Paese. Poi la situazione si è evoluta così: 1946: due stranieri e tre oriundi per squadra. 1947: tre stranieri al massimo fra i 5 giocatori tesserabili, oriundi compresi. 1949: il limite scende a tre, oriundi compresi, ma chi è in Italia da almeno 5 anni non è considerato nella quota. 1953: dopo la sconfitta per 3-0 contro l’Ungheria per l’inaugurazione dello stadio Olimpico di Roma (17 maggio), il ”veto Andreotti” ritira il permesso di soggiorno agli stranieri, oriundi a parte. 1955: uno straniero e un oriundo per squadra. 1958: accanto allo straniero è possibile tesserare un oriundo e un fuoriquota. 1963: tre stranieri tesserabili, due utilizzabili a partita. 1966: dopo la sconfitta con la Corea del Nord ai Mondiali in Inghilterra, la Federcalcio chiude le porte agli stranieri per 5 anni, poi il blocco viene prolungato. 1980: uno straniero per squadra. 1982: due stranieri per squadra. 1985: nuovo blocco. 1986: tornano i due stranieri. 1988: tre stranieri per squadra. 1996: dopo la sentenza-Bosman viene tolto il limite degli stranieri tesserabili se provengono da Paesi della Comunità europea. Quote e regolamenti variabili, negli anni successivi, per i calciatori extra UE. Secondo i calcoli di Rino Tommasi nel suo libro ”Anagrafe del calcio italiano”, dal 1929 al 2004 hanno giocato in serie A 1.111 stranieri provenienti da 76 Paesi, tra cui 184 argentini e 174 brasiliani.