MACCHINA DEL TEMPO SETTEMBRE 2005, 31 ottobre 2005
Derivata dal greco typhos (letteralmente ”fumo, vapore”, metaforicamente ”offuscamento dei sensi”), la parola ”tifo” apparve nelle cronache sportive dopo cent’anni in cui era stata usata solo per indicare un’infezione
Derivata dal greco typhos (letteralmente ”fumo, vapore”, metaforicamente ”offuscamento dei sensi”), la parola ”tifo” apparve nelle cronache sportive dopo cent’anni in cui era stata usata solo per indicare un’infezione. Il ”Dizionario moderno” di Alfredo Panzini la registrò nel 1935, ma già nel dicembre 1920 sui giornali si leggeva ”dell’esagerato ’tifo’ di qualche socio” del Savoia nell’incontro con il Naples. ”Non è fortunatamente la terribile malattia infettiva di cui vogliamo parlare ma, come ognun comprende, la malattia sportiva, onde più o meno sono infetti in questa stagione gli appassionati del Giuoco del Calcio” scriveva Giovanni Dovara su ”Il Calcio” di Genova del 1923. Già nel decennio precedente erano apparsi i primi periodici dedicati ai tifosi: ”Hurrah!”, per gli juventini, è del 1915, ”Football Club Torino” del 1919, ”B.F.C.” (per il Bologna) e ”Genoa Club” del 1921. E le degenerazioni del tifo, anche se ancora non si chiamava così, erano addirittura antecedenti: la prima partita ufficiale sospesa per invasione di campo fu Genoa-Juventus, al campo di Ponte Carrega, il 18 marzo 1906 (la Juve vinceva 1-0, il pandemonio fu innescato da un calcio del genoano Goetzlof al bianconero Diment). L’ultima invasione di campo in serie A che costrinse l’arbitro, in quel caso Michelotti, a sospendere la partita avvenne il 17 dicembre 1972: stadio Olimpico, Roma-Inter 1-1, calcio di rigore all’89’ per un fallo di Morini su Mazzola sul limite dell’area, gol di Boninsegna per l’1-2, trasformato poi in 0-2 a tavolino.