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 2005  ottobre 31 Lunedì calendario

Accostando all’orecchio una grossa conchiglia si ha la sensazione di ascoltare il suono delle onde che si infrangono sul bagnasciuga, del vento che soffia e della sabbia che si alza

Accostando all’orecchio una grossa conchiglia si ha la sensazione di ascoltare il suono delle onde che si infrangono sul bagnasciuga, del vento che soffia e della sabbia che si alza. Come se la cavità della conchiglia conservasse incisi su una traccia sonora tutti i rumori da cui è perennemente circondata. Come si spiega un tale fenomeno? Qui ci viene in aiuto la fisica, o meglio, le leggi dell’acustica. L’eco del mare che si sente dentro la conchiglia è in realtà il risultato del rimbombo dei suoni esterni: le perturbazioni sonore contro le pareti mettono in vibrazione l’aria contenuta dentro la conchiglia che si comporta come una piccola grotta, racchiude e amplifica le oscillazioni dell’aria. Rumori altrimenti impercettibili si rafforzano. Ma mentre i passi o le voci dentro una caverna producono un rimbombo grave e cupo, dovuto al rimbalzo delle onde sonore in uno spazio largo, il suono dentro una conchiglia è chiaro, perché lo spazio è ridotto. La sensazione del flusso e riflusso delle onde che ascoltiamo dentro la conchiglia, dipende quindi dalle perturbazioni esterne che rendono ”fluttuante” l’aria interna. Il meccanismo non è molto diverso da quello di uno strumento musicale come il flauto: soffiando sul beccuccio del flato, si trasforma l’aria in una nota. Allo stesso modo i suoni che circondano la conchiglia vi entrano dentro, ”soffiano” al suo interno producendo così un suono che, anche a casa, ci ricorda il rumore del mare.