MACCHINA DEL TEMPO SETTEMBRE 2005, 31 ottobre 2005
Sotto al mare la vita non è facile. Occorre difendersi da tanti nemici. Ne sanno qualcosa anche le conchiglie, a cui non sempre basta un guscio robusto come una cittadella fortificata
Sotto al mare la vita non è facile. Occorre difendersi da tanti nemici. Ne sanno qualcosa anche le conchiglie, a cui non sempre basta un guscio robusto come una cittadella fortificata. Alcune di esse, infatti, possiedono veleni robusti, in grado di stordire (o addirittura uccidere) il predatore. Tra queste, senza dubbio le più conosciute appartengono alla famiglia dei Conidi. Il Conus geographus, comunissimo nella provincia indopacifica, è in grado addirittura di uccidere un uomo. Il primo attacco scientificamente registrato risale al 1844: mentre stava raccogliendo conchiglie a Mayo, nelle Isole Molucche, sir Edward Belcher (studioso britannico) fu punto da un Conus aulicus, ma fortunatamente riuscì a cavarsela. Quindici anni più tardi si ebbe il primo caso mortale. Un’indigena delle Nuove Ebridi fu punta da un Conus textilis e morì dopo quattordici giorni. Da allora fino a oggi i casi accertati di persone punte da un Conus sono circa cinquanta, di cui una dozzina mortali. Tutte le aggressioni sono avvenute nella zona indopacifica. La classifica vede in testa il Conus geographus (quattro morti accertate), poi i Conus textilis, tulipa (nella foto), obscurus, aulicus, quercinus. Tra l’altro, sono tra le conchiglie più belle. Nel Mediterraneo è presente una sola specie, il Conus ventricosus o mediterraneus, piccolo e del tutto innocuo. La medicina moderna sta però imparando a usare queste tossine. Un potente antidolorifico è stato isolato dal veleno della Conus victoria, che vive sulle coste dell’Australia e che si difende paralizzando le sue prede: il composto attivo si chiama Acv1 e potrebbe rivelarsi utile nel trattamento del dolore legato alla neuropatia diabetica, alla sclerosi multipla, al fuoco di Sant’Antonio.