MACCHINA DEL TEMPO SETTEMBRE 2005, 31 ottobre 2005
Maldive, Kiribati, Fiji, Tonga, Tuvalu. Sono solo alcuni dei paradisi del turismo che rischiano di diventare le Atlantidi dell’era moderna
Maldive, Kiribati, Fiji, Tonga, Tuvalu. Sono solo alcuni dei paradisi del turismo che rischiano di diventare le Atlantidi dell’era moderna. Dall’India alle isole del Pacifico, dagli Stati Uniti all’Europa, infatti, sono molte le aree che potrebbero scomparire sommerse dagli oceani. Tutta colpa dell’innalzamento del livello delle acque. Un fenomeno in parte provocato dall’uomo: le eccessive emissioni di gas serra nell’atmosfera, infatti, sono responsabili del riscaldamento globale, che provoca l’espansione termica della massa oceanica e lo scioglimento dei ghiacciai. «Ma non sono sempre gli oceani a sollevarsi, a volte è la Terra a spostarsi», spiega Giuseppe Orombelli, glaciologo e docente presso l’Università degli Studi di Milano Bicocca: «Soprattutto a livello locale (per esempio in Pianura Padana, al Delta del Po e alla città di Venezia) si verificano fenomeni di subsidenza: la superficie terrestre si abbassa sia per cause naturali (come i processi tettonici) che per lo sfruttamento eccessivo delle falde acquifere, l’estrazione di idrocarburi e le bonifiche idrauliche». Quando non è la Terra a giocare questi brutti scherzi, però, ci pensano gli oceani. «Il loro innalzamento è legato in alcuni casi alla variazione dei bacini oceanici provocata dalla geodinamica terrestre. Lo tsunami del 26 dicembre 2004, per esempio, ha provocato un sollevamento del livello degli oceani di 0,1 millimetro permanente», continua Orombelli. «L’altra causa è invece l’aumento del volume dell’acqua. Ciò avviene per lo scioglimento dei ghiacciai che riversano in mare grosse quantità di acqua o per le elevate temperature atmosferiche: gli oceani si surriscaldano e si dilatano, processo che per l’inerzia termica delle acque continuerà anche se il riscaldamento globale diminuisse». Secondo il Third Assessment Report 2001 dell’International Panel on Climate Change (Ipcc), il comitato di esperti istituito dalla World meteorological organization e dall’United nations environment programme, la temperatura globale della Terra è destinata ad aumentare tra 1,4 e 5,8 gradi entro il 2100. Risultato: i ghiacciai e le calotte polari continueranno a sciogliersi e il livello del mare salirà dai 9 agli 88 centimetri nei prossimi 100 anni. Una previsione che potrebbe risultare catastrofica per molte località. Verrebbero parzialmente sommerse città come Venezia, Amsterdam, Londra, Trieste e paesi come l’Egitto, il Vietnam, Manila o il Bangladesh, dove un sollevamento del mare di 50 centimetri metterebbe a rischio 6 milioni di persone. I Paesi Bassi vedrebbero scomparire alcuni polder, cioè le aree strappate al mare dall’opera di bonifica, e la Francia la regione della Camargue. Stessa fine anche per alcune aree di Russia, Ucraina, Alaska. In tutto, oltre 200 milioni di persone sarebbero costrette a cercare rifugio altrove. «Rischiano di più gli stati composti da piccoli arcipelaghi come quelli dell’Oceano Pacifico e Indiano: le isole Marshall, Kiribati, Tonga...», dice Orombelli. «Se si vive sulle isole vulcaniche, a 1.000-2.000 metri sopra il livello del mare, c’è una possibilità di trarsi in salvo, mentre è più difficile per le popolazioni degli atolli, che si sollevano sul mare a un’altezza di 1-3 metri, come le Maldive». L’arcipelago corallino di Tuvalu, tra Australia e Hawaii, già nel febbraio 2004 è stato quasi interamente sommerso dalle acque, tanto che le autorità locali fecero evacuare oltre 11 mila abitanti chiedendo ospitalità alla Nuova Zelanda. La rilocazione delle vittime dell’innalzamento degli oceani è stato uno dei temi del meeting internazionale del 10 - 14 gennaio 2005 a Port-Louis, a Mauritius. Secondo gli esperti, fornendo ai paesi a rischio sistemi di protezione capaci di respingere la risalita degli oceani e le onde provocate dagli uragani, il numero degli eventuali rifugiati scenderebbe a 100 milioni. Ma la maggior parte di questi paesi non ha le risorse per migliorare il proprio sistema di difesa. «La risalita degli oceani è un fenomeno antico. Circa 125 mila anni fa, gli oceani erano più alti di 7 metri rispetto a oggi. Poi 20 mila anni fa è iniziato un periodo glaciale durante il quale il livello è sceso a 120 metri al di sotto dell’attuale», spiega Piero Manetti, direttore dell’Istituto di geoscienze e georisorse del Cnr di Pisa. «Solo intorno ai 10 mila anni fa è iniziato a risalire fino a stabilizzarsi sul livello attuale 6 mila anni fa. A differenza che in passato, però, il fenomeno procede a ritmi lenti. Ciò in parte ci rassicura: le autorità delle zone a rischio potranno organizzare per tempo piani di evacuazione dei cittadini».