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 2005  ottobre 28 Venerdì calendario

Altro che caveau o sotterranei blindatissimi: tutti i conti correnti bancari esistenti sulla terraferma impallidirebbero al confronto di quanto è celato nell’immenso forziere del mare

Altro che caveau o sotterranei blindatissimi: tutti i conti correnti bancari esistenti sulla terraferma impallidirebbero al confronto di quanto è celato nell’immenso forziere del mare. Il conto è così astronomico che farsene un’idea non è facile. A spanne, si calcola che avvengano circa 1.000 naufraugi l’anno, 2 milioni di navi in 2000 anni di storia. Come dire: si pensi a tutto l’oro, le pietre e i metalli preziosi estratti dalla terra dall’alba della civiltà fino ai giorni nostri. Poi se ne prenda un quarto e lo si sprofondi negli abissi, ingabbiato tra i relitti di galeoni, transatlantici, navi greche e romane. I calcoli si assommano ai calcoli. Tra il 1530 e il 1560, i registri portuali d’Europa (Spagna e Portogallo in prima linea) annotano la bellezza di 101 tonnellate d’oro e 567 d’argento dal Nuovo Mondo. Altrettanti sono i carichi andati perduti a causa di tempeste, pirati, infortuni: i velieri colati a picco negli ultimi cinque secoli trasportavano tesori che valgono oltre 400 miliardi di euro. E si parla solo del mero valore monetario. Soldi che, ieri come oggi, avrebbero potuto cambiare la storia. Uno dei casi più emblematici fu quello del Sussex, la leggendaria ”Nave d’Oro”: il 19 febbraio 1694 fu protagonista di un evento che modificò la storia d’Europa. Il vascello inglese era comandato dall’ammiraglio sir Francis Wheeler: la missione era portare un ”omaggio” al duca Amedeo II di Savoia, affinché proseguisse la guerra contro la Francia di Luigi XIV, il Re Sole. Ma una tempesta affondò la nave al largo di Gibilterra: oltre 4 miliardi di euro tra oro e argento si persero nei flutti, Amedeo II passò dalla parte dei francesi e l’equilibrio delle forze fu compromesso per sempre. Ma i nuovi corsari guardano alla Florida. Lì, il 1° novembre 1755, affondò il galeone ”Notre Dame de la Deliverance”. La Deliverance faceva scalo tra le miniere messicane e la corte spagnola di Carlo III. A bordo c’era un carico di di 437 chili di lingotti d’oro, 15.399 dobloni d’oro, 153 casse di polvere d’oro, spade, orologi, gioielli, pietre preziose e 24 chili d’argento. Valore stimato: oltre tre miliardi di euro. Tesori irraggiungibili, ma solo fino a un certo punto: grazie alle tecnologie satellitari e digitali, oggi sembrano tutti un po’ più a portata di mano. Grazie alle nuove invenzioni, la febbre dell’oro sottomarino brucia sempre più forte. E non soltanto nel cuore dei sognatori.