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 2005  ottobre 28 Venerdì calendario

In tutta la sua storia, il Mediterraneo ebbe più rotte che strade. Per secoli Fenici, Egiziani, Focesi, Greci e Romani diedero vita a un traffico prezioso che si protrae fino ai giorni nostri

In tutta la sua storia, il Mediterraneo ebbe più rotte che strade. Per secoli Fenici, Egiziani, Focesi, Greci e Romani diedero vita a un traffico prezioso che si protrae fino ai giorni nostri. Dall’Età del Bronzo all’Impero Romano, il numero di navi affondate e mai ritrovate è tuttora enorme. Tra il 200 a.C. e il 600 d.C., le navi onerarie di Roma - che pesavano fino a 300 tonnellate - salpavano dal porto di Brindisium (Brindisi) e Ostia per commercializzare con i mercati di Alessandria d’Egitto. Dall’Oriente giungevano pietre preziose, animali esotici, spezie, seta, gioielli, opere d’arte. E oro, tantissimo oro che proveniva dall’Africa e dall’interno dell’Europa, mentre l’argento s’estraeva in Spagna e il rame da Cipro. Ma, è il caso di dirlo, una volta tanto non sono i sesterzi a far gola ai cacciatori di tesori. L’arte, infatti, ha il suo bel peso sui mercati di tutto il mondo. Emblematico fu il caso del relitto di Antikythera, la cui scoperta risale a oltre un secolo fa. Nell’ottobre del 1900, il capitano Dimitrios Kondos e la sua squadra di pescatori di spugne lavoravano davanti alla costa settentrionale di Antikhytera (l’attuale Cerigotto), un’isoletta a metà strada tra Creta e il Peloponneso, all’imbocco del Mar Egeo. Il lavoro, svolto con rudimentali scafandri di rame e tute di tela, procedeva come sempre. A un certo punto, Elias Stadios, uno dei sommozzatori, segnalò agli uomini rimasti in plancia che voleva risalire, prima ancora che il suo turno fosse terminato. Con il fiato grosso, una volta al sicuro sul ponte, l’uomo sembrò vaneggiare. Narrava di centinaia di cadaveri nudi, di scheletri di cavalli che marcivano in fondo al mare. Kondos prese lo scafandro e s’immerse. Quando tornò, aveva in mano il braccio di una statua di bronzo. Con la collaborazione del ministero dell’Istruzione e della Marina militare greca, Kondos e i suoi uomini intrapresero il recupero. Entro la fine dell’anno seguente riportarono uno dei primi trionfi dell’archeologia sottomarina. Fra i reperti, tutti preziosissimi, la testa di un filosofo e la statua di un giovane (foto a sinistra), entrambe custodite nel Museo Nazionale d’Atene. La datazione del relitto rimane ancora un piccolo rompicapo. Dagli oggetti d’uso comune ritrovati, sembrerebbe un naufragio avvenuto nel 70-80 a.C., sebbene le statue di bronzo paiono del IV secolo a.C. e quelle di marmo del I secolo a.C. La nave sembrerebbe romana, forse parte del bottino ateniese del dittatore Silla (86 a.C).