MACCHINA DEL TEMPO SETTEMBRE 2005, 28 ottobre 2005
La distinzione tra pirati e corsari è spesso alquanto sottile. Dopo tutto, ambedue s’interessavano alla medesima cosa: il carico della nave abbordata
La distinzione tra pirati e corsari è spesso alquanto sottile. Dopo tutto, ambedue s’interessavano alla medesima cosa: il carico della nave abbordata. Ma mentre i pirati agivano per conto proprio, i corsari ”lavoravano per terzi” e spesso erano autorizzati con lettere di corsa (una sorta di ingaggio ufficiale) da varie nazioni. Va da sé che le loro prede erano soltanto le navi del nemico dello Stato che li assumeva. Se erano catturati, avevano il diritto di essere trattati come prigionieri di guerra e non come semplici tagliagole. Tra corsari e pirati erano pieni mari e oceani, tutti a bordo di navi tra le più varie. Insomma, ai fortunali e alle azioni di guerra si sommavano anche loro, nel rendere difficile la vita alle navi cariche d’oro. I velieri colati a picco (magari prima che si riuscisse a depredarli) aumentarono e, quando affondava una nave pirata, il tesoro che finiva in fondo al mare poteva esser davvero ingente. George Clifford, terzo conte di Cumberland, fu uno dei corsari più intraprendenti del tardo periodo elisabettiano. Il 13 giugno del 1594, dalle parti delle Azzorre, ebbe un vero colpo di fortuna: incrociò ”Las Cinque Chagas”, una nave portoghese davvero gigantesca. Non soltanto aveva di per sé un carico ingente: nel suo viaggio aveva raccolto i passeggeri e le merci di altre due navi naufragate. Come se ciò non bastasse, il caracco era pieno zeppo di schiavi (almeno 400) caricati in Angola, sulla costa occidentale dell’Africa. Quando la nave s’avvicinò alle coste delle Azzorre, il capitano don Francisco de Mello aveva i suoi bei grattacapi: i passeggeri volevano far scalo nelle isole per rifornirsi di cibo e acqua fresca, a bordo erano scoppiati vari focolai infettivi e qualcuno cominciava a morire. Ma le Azzorre erano acque infestate da compagnie indesiderate e il povero de Mello non sapeva che pesci pigliare. Radunò tutti per una votazione che ebbe esiti inconcludenti. Così, alla fine, cedette alle implorazioni dei più. Riuscì a strappare una sola promessa: se fossero apparsi i pirati, tutti avrebbero dovuto combattere all’ultimo sangue. E difatti il peggio non tardò a manifestarsi, sotto le spoglie di Cumberland. La sanguinosa battaglia si protrasse fino a mezzanotte. Alle dieci della mattina successiva, le tre navi corsare sferrarono un nuovo attacco. Alla fine, il bompresso della Chagas prese fuoco, propagando le fiamme al resto della nave. Dei tanti portoghesi, se ne salvarono soltanto 13. Il vascello fu lasciato vagare in fiamme per un giorno e una notte. La mattina dopo esplose, colando a picco con tutti i suoi tesori. Si crede che trasportasse almeno 3 milioni e mezzo di cruzados d’oro, più un imprecisato numero di ceste piene di diamanti, perle e rubini. Che, fino a oggi, non sono stati trovati da nessuno.