Giorgio Tosatti, ཿCorriere della Sera 28/10/2005;, 28 ottobre 2005
«Scrissi un anno fa, quando i padroni della Lega spacciarono il digitale per un’ulteriore fonte di arricchimento, che si trattava di un’operazione commercialmente insensata, un suicido
«Scrissi un anno fa, quando i padroni della Lega spacciarono il digitale per un’ulteriore fonte di arricchimento, che si trattava di un’operazione commercialmente insensata, un suicido. Perché i club incassavano un compenso modesto facendo concorrenza a se stessi. Gli stadi si sarebbero svuotati, i diritti televisivi satellitari ed in chiaro avrebbero perso valore nel giro di pochi anni. Allontanando i giovani dallo stadio e riducendo il calcio ad uno spettacolo televisivo, se ne sarebbero recise le radici. Perché se non lo si vive come partecipazione collettiva perde passione, ritualità, poesia; non è più una sorta di tradizione iniziatica che si tramanda da padre in figlio; non è più una comunione laica, un rifugio catartico, l’annullamento temporaneo della propria individualità in un sentimento condiviso. Scade ad onanismo» (Tosatti).