MACCHINA DEL TEMPO OTTOBRE 2005, 27 ottobre 2005
Segnale di chiamata ”Air Force One”: è nato così, da una procedura operativa, il soprannome dell’aereo più famoso del nostro tempo
Segnale di chiamata ”Air Force One”: è nato così, da una procedura operativa, il soprannome dell’aereo più famoso del nostro tempo. A rigor di termini, infatti, Air Force One non designa il modello di un particolare aereo: tecnicamente parlando, così si definisce qualsiasi veivolo che trasporti il presidente degli Stati Uniti d’America. Il 9 agosto 1974, subito dopo che il Segretario di Stato Henry Kissinger lesse la lettera formale di dimissioni del presidente Richard Nixon, il controllo del traffico aereo in Kansas ricevette il seguente messaggio: «Kansas City, qui è il già Air Force One. Si prega di cambiare il segnale di chiamata in SAM27000». Gli Usa avevano perduto il capo di stato e, con lui, anche la designazione ufficiale del velivolo. Ma nella realtà, e al di là delle procedure militari, l’Air Force One non è un aereo qualsiasi. , al contrario, uno speciale modello di Boeing 747-200B costruito e attrezzato per un unico scopo: accogliere a bordo il presidente e accompagnarlo in ogni sua missione. Che questo compito non sia preso alla leggera lo dimostra non tanto che i costi di ciascun volo siano classificati come riservati, quanto che gli aerei deputati siano ben due, matricola 28000 e 29000, codice VC-25. Fanno entrambi parte dell’Aeronautica militare americana (l’Air Force) e sono assegnati all’Air Mobile Command’s 89th Airlift Wing nella cui base, ad Andrews nel Maryland, alloggiano in uno speciale hangar quando non sono in missione. Il primo entrò in servizio il 6 settembre 1990, per un viaggio di George Bush in Kansas, in Florida e ritorno a Washington D.C. Il secondo trasportò i presidenti Clinton, Carter e Bush in Israele, per i funerali del Primo ministro Yitzhak Rabin, il 26 marzo 1991. Secondo il programma della Boeing, che li ha costruiti, un piano di revisione dei due mezzi avverrà nel 2010: per quell’epoca, i due Air Force One avranno alle spalle 20 anni d’onorato servizio e potranno essere messi in pensione. Il futuro, insomma, è tracciato. Non resta che addentrarci nel passato, per scoprire quanti e quali velivoli ebbero l’onore di essere considerati l’aereo del presidente. Prima della Seconda guerra mondiale, i viaggi presidenziali su lunga distanza erano molto rari. Comunicazioni incerte e trasporti non sempre sicuri li rendevano impraticabili. Tra il 1940 e il 1950, grazie anche agli sviluppi tecnologici, la situazione mutò. Il primo presidente a viaggiare su un vero e proprio ufficio aereo fu Franklin D. Roosevelt, che nel 1943 giunse a Casablanca – a bordo di un Boeing 314 – per partecipare alla conferenza sugli sviluppi della guerra. La ragione di tale scelta fu per la presenza dei sommergibili tedeschi U-Boat, che come squali infestavano l’Atlantico. Il primo velivolo designato per i voli presidenziali fu però il C-87A Liberator Express, un bombardiere B-24 riconfigurato: l’aereo fu ironicamente battezzato Guess Where Two, ”Indovina dove 2”. Il modello, però, non ebbe molta fortuna: dopo un disastroso incidente che coinvolse un altro C-87A, i servizi segreti decisero di non rischiare e approntarono un C-54 Skymaster come rimpiazzo. Fu soprannominato Sacred Cow, ”Vacca Sacra”. Possedeva una camera da letto, un radiotelefono e un ascensore retrattile per la sedia a rotelle di Roosevelt (nel 1921, a 39 anni, Roosevelt s’era infatti ammalato di paralisi infantile, perdendo l’uso delle gambe). La ”Vacca Sacra” accompagnò fedelmente il presidente in molte missioni, di cui la più importante fu di certo la conferenza di Yalta. Dopo la morte di Roosevelt il 12 aprile 1945, all’alba del suo quarto mandato, la carica gravò sulle spalle del vicepresidente Harry S. Truman, che rimpiazzò il C-54 con un C-118 Liftmaster modificato, chiamato Independence, forse in omaggio alla città natale del nuovo capo di stato, appunto Independence, nel Missouri. L’Independence fu il primo aereo presidenziale a possedere un segno distintivo esteriore: un’aquila disegnata sul muso. Dwight D. Eisenhower introdusse due altri modelli, i Lockheed C-121 Constellation (VC-121E): furono battezzati Columbine II e Columbine III da Mamie Eisenhower, moglie di Dwight. Columbine, in italiano, significa ”aquilegia”, nome del fiore-simbolo del Colorado, lo Stato natale di Mamie. La tecnologia dei due velivoli fu arricchita da un telefono e da una telescrivente. Fu con Eisenhower che l’aereo del presidente divenne ”Air Force One” a tutti gli effetti. La causa fu un incidente che, sebbene non grave, bastò per agitare i servizi di sicurezza. Nel 1953, un volo commerciale delle Eastern Airlines (8610) possedeva lo stesso segnale di chiamata del volo presidenziale Columbine II (Air Force 8610). I due aerei si trovarono così a occupare il medesimo spazio aereo. Sfiorata la collisione, fu deciso una volta per tutte che il segnale di chiamata per l’aereo presidenziale sarebbe stato - ora e sempre – Air Force One. Giocoforza, l’aereo del vicepresidente si nominò ”Air Force Two”. A Eisenhower spettò un altro primato: possedere il primo jet della storia degli aerei presidenziali, un C-137C, numero di matricola 586970. Quest’aereo rimase in servizio fino alla fine del 1995: attualmente, è in mostra nel museo della Boeing a Seattle. Nel 1958, al termine del mandato di Eisenhower, l’Air Force aggiunse due aviogetti Boeing 707 alla flotta. La scelta per la propulsione a reazione aveva varcato il suo Rubicone. Il Cesare del momento – a tutti gli effetti – fu John F. Kennedy. Nel 1962 volle un Boeing 707 modificato, con matricola SAM (Special Air Mission) 26000: per dotarlo di un segno distintivo, incaricò il designer industriale Raymond Loewy di studiare un potente disegno blu e bianco, ancora in uso tuttora, così come le parole ”Unites States of America” sulla fusoliera, la bandiera stelle e strisce sul timone e il simbolo presidenziale su entrambi i lati del muso. Nel giugno 1963, Kennedy volò sul SAM26000 a Berlino - dove pronunciò il famoso discorso ”Ich bin ein Berliner” (Io sono un Berlinese) - e in Irlanda. Pochi mesi dopo - e in una volta sola - batté ben trenta record di velocità e autonomia, trasportando a Mosca una delegazione. Tra i primati infranti, il più veloce volo non stop tra Washington e la capitale dell’Urss. Ma il 1963 non vide soltanto record positivi. Il 22 novembre, il SAM26000 trasportò Kennedy a Dallas (Texas), dove fu assassinato lo stesso pomeriggio. Sullo stesso Air Force One, mentre era nell’hangar di Love Field, il vicepresidente Lyndon B. Johnson pronunciò il giuramento d’ufficio per la presidenza. Fu quello stesso aereo che riportò a Washington il corpo senza vita di Kennedy, volando sopra il cimitero nazionale di Arlington, dove il presidente fu sepolto. La carriera del SAM26000 non si fermò qui: nel 1972 trasportò il presidente Richard M. Nixon nel suo storico viaggio in Cina e in Russia. Verso la fine di quel medesimo anno, alla flotta s’aggiunse un altro 707, il SAM27000. I due mandati di Ronald Reagan non aggiunsero molti cambiamenti nell’Air Force One, sebbene fosse già cominciata la costruzione degli attuali 747, che presero servizio nel 1990, durante l’amministrazione di George H.W. Bush. Ma per giungere all’episodio più drammatico avvenuto a bordo di un Air Force One (il film con Harrison Ford non conta!), occorrerà attendere l’11 settembre 2001, il giorno dell’attentato alle Torri Gemelle: dopo l’attacco terroristico, George W. Bush fu preso a bordo a Sarasota (Florida) e trasportato non a Washington, ma prima alla base aerea di Barksdale, poi all’allora Strategic Air Command, alla base aerea di Offut in Nebraska. Il giorno seguente, i portavoce della Casa Bianca e del Dipartimento di Giustizia affermarono che ciò fu necessario, poiché era evidente che la Casa Bianca e l’Air Force One erano un chiaro bersaglio terroristico.