MACCHINA DEL TEMPO OTTOBRE 2005, 27 ottobre 2005
Le apparenze ingannano. Nel 2002, durante la ricerca di una pantera nel Cremonese, una persona mi riferì, in buona fede, di avere avvistato il felino, specificando anche di aver notato - da circa 200 metri e senza binocolo - «i grandi occhi gialli e i lunghi baffi»
Le apparenze ingannano. Nel 2002, durante la ricerca di una pantera nel Cremonese, una persona mi riferì, in buona fede, di avere avvistato il felino, specificando anche di aver notato - da circa 200 metri e senza binocolo - «i grandi occhi gialli e i lunghi baffi». Colpo d’occhio alquanto improbabile. Non manca chi confonde persino un gatto con una tigre, come accadde l’anno dopo nel Vicentino, quando un residente chiese l’intervento dei Carabinieri, sostenendo di aver visto con un binocolo una tigre. Peccato che si trattasse soltanto di un gatto. Esistono anche segnalazioni volutamente false o, peggio, scherzi feroci, come accadde anni fa a un noto biologo italiano, che effettuò in Abruzzo un censimento notturno sulla popolazione di lupi, con la tecnica del ”wolf howling”: un registratore, un altoparlante e una serie di ululati incisi su nastro. Orbene, gli ululati di risposta furono così tanti da far credere che ci fossero orde di lupi ovunque. Si scoprì in seguito che a ululare, e bene, era stata una compagnia di bontemponi locali che aveva seguito, non vista, i ricercatori. Per capire se l’animale esiste davvero e a quale specie appartiene, occorre far domande con logica. Potrebbe essere un animale domestico o selvatico della zona, confuso con un animale strano? Se ci dichiarano di aver visto un alligatore non possiamo pensare che si tratti di un cane. Ma un tozzo cane fulvo o addirittura un grosso gatto, magari visti da lontano e con poca luce, possono esser scambiati per un puma. Nel 1993 a Pontassieve, in provincia di Firenze, fu segnalata una coppia di pantere, di cui una con un collare rosso. Alla fine furono trovati due cani neri di taglia media e dal muso tozzo, uno dei quali aveva per l’appunto un vistoso collare rosso. Quando si capisce che l’animale segnalato potrebbe effettivamente esserci, si deve catturarlo, evitando i rischi sia per l’animale, sia per la popolazione. Si comincia a cercarne e accertarne le impronte, cosa sempre difficile poiché una specie selvatica, anche se nata e cresciuta in cattività, si muove con circospezione. Inoltre, bisogna conoscere i vari tipi di impronte, oltre alle caratteristiche di animali magari esotici o scomparsi dalla zona da secoli. Nell’inverno del 1981, in provincia di Bolzano, i guardiacaccia trovarono molti caprioli sbranati, nonché grosse impronte ritenute di un cane di grande mole. Alla fine, il responsabile risultò essere un giovane esemplare di lince europea, la prima lince tornata spontaneamente nelle Alpi orientali dopo oltre un secolo. Lo si sarebbe potuto capire sapendo che anche la lince, come tutti i felini, non lascia i segni degli artigli quando cammina, mentre i canidi sì. Parlando di felini, un gatto domestico lascia impronte di circa 2 cm per 2,5 con un massimo, per razze gigantesche come il Maine Coon, anche di 3,5 per 4,3 cm. Se le impronte sono più grandi, dai 6 cm per 5 di una piccola lince fino a un massimo di 11 cm per 12 per puma, leopardo, ghepardo e giaguaro, l’ipotesi gatto è da scartare. Per non parlare di tigri e leoni, con impronte anche di 17 cm per 18. Ma non sempre è così semplice. Orme di altri animali, come varani o coccodrilli, sono molto più facili da riconoscere a prima vista. Gli avvistamenti sono stati tanti, sempre in aumento. Ma da dove arrivano queste belve? Ovvio che sono fuggite o sono state liberate da persone prive di scrupoli, che magari le hanno acquistate e tenute illegalmente. Per catturare un animale il sistema più efficace è attirarlo in trappola con il cibo, sperando che sia affamato, cosa non sicura. Un puma, un alligatore o un pitone possono saziarsi benissimo cibandosi di aironi, cornacchie, fagiani, ratti, pesci e nutrie. Tutti animali che abbondano e di cui nessuno nota la mancanza. I rettili poi mangiano poco. Un pitone di tre metri si accontenta di uno o due conigli al mese, un giovane coccodrillo di mezzo metro di appena un topolino al mese, un coccodrillo di due metri campa con 4-5 ratti al mese o altrettanti grossi pesci. Quando si cerca un animale o si tenta di catturarlo è sempre bene non sottovalutarne mai la pericolosità, anche se pare del tutto innocuo. E mai star da soli. Per catturare i serpenti si usa una lunga pinza di ferro o un gancio e, nei casi più pericolosi, li si intorpidisce colpendoli con i getti gelidi di un estintore, metodo anomalo ma molto efficace su piccoli animali a sangue freddo. Se per i mammiferi o i coccodrilli si usa una gabbia a scatto, la trappola deve essere collocata in un punto nascosto e tranquillo. Si fanno anche lunghe scie di sangue fino alla trappola, in modo da attirare l’animale proprio lì. Le esche odorose sono antichissime, ma oggi ne esistono di molto efficaci come il Feliway - un analogo strutturale dei feromoni di felino - e il Gimpet, un estratto di erba gatta. Un’esca, dall’odore pestilenziale ma che funziona, viene preparata lasciando macerare al sole sardine, olio di fegato di merluzzo e un po’ di glicerina. Una volta giunto alla trappola e vista l’esca, l’animale entra nella gabbia e la porta si chiude. Quasi sempre. Se le trappole non sortiscono effetti, si organizzano battute che di solito non funzionano affatto. Il fatto è che le battute necessitano di organizzazione, ore di camminate, centinaia di volontari e anche di molto coraggio. I cani, inoltre, non servono a nulla, poiché inseguono solo l’animale per cui sono stati addestrati. E visto che in Italia non esistono mute che effettivamente caccino puma, orsi o leoni, semplicemente ignoreranno l’odore sconosciuto dell’animale oppure, percependo il pericolo, saggiamente non scenderanno neppure dagli automezzi: l’ho visto accadere con i miei occhi. Se però l’animale inseguito si comporterà come speriamo, potrebbe finire in una rete predisposta ed essere narcotizzato. Ma potrebbe morire di stress, oppure non risentire della giusta dose di narcotico perché magari era tenuto sotto tranquillanti da chi lo possedeva ed è quindi assuefatto alle droghe. Anche per questo ritengo che alcuni fra i tanti avvistamenti italiani siano veri, ma che tali animali siano stati abbattuti senza troppo clamore.